
L’accusa è contestata dagli altri allevatori, che dopo aver organizzato alcune proteste pacifiche hanno deciso qualche decina di giorni fa di occupare militarmente, in almeno 150 persone a quanto sembra, un edificio federale, con l’idea di “resistere a ogni costo“. La dinamica dell’uccisione dell’uomo, avvenuta ad un posto di blocco, è ancora poco chiara: si trattarebbe, secondo alcune ricostruzioni, di Robert ‘LaVoy’ Finicum, un giornalista indipendente che si sarebbe fatto portavoce del gruppo in rivolta e che, nonostante fosse disarmato, è stato ucciso dalla polizia.
Ora il timore è che la protesta di questi movimenti di allevatori, nazionalisti ma antigovernativi, possa degenrare anche in altri stati come l’Arizona e il Nevada. La “rivolta dei cowboy” infatti è solo l’ultimo atto di un conflitto, denominato “Sagebrush Rebellion”, che va avanti da decenni e che vede la contrapposizione tra gli allevatori degli stati occidentali e il governo di Washington, reo secondo loro di vietare i pascoli all’interno delle terre federali e la caccia nelle riserve naturali. Il vero capo del movimento è Clive Bundy, un allevatore del Nevada, mentre a guidare la protesta in Oregon sono i suoi figli, tra cui Ammon Bundy, l’uomo arrestato dall’Fbi nel blitz al Malheur National Wildlife Refuge.
1 commento
Questa notizia in italia è stata riportata malissimo. In primis gli organi del regime, cioè i mass media, siccome sono anti governativi li hanno subito descritti come nazisti di estrema destra il che è solo il riflesso di quanto siano servi i mass media. Poi la vicenda è stata descritta in maniera poco chiara. I due parole le persone negli USA non sono abituate come noi ad avere governi che li opprimono e la libertà individuale è per loro importante, ma negli ultimi 50 anni queste libertà il governo le sta sempre più limitando e alcuni cittadini si oppongono. come questi.