
“Vogliamo risolvere questa situazione pacificamente – aveva riferito durante le trattative il capo delle forze speciali bengalesi, Benazir Ahmed – cerchiamo di parlare con gli assalitori, vogliamo sentire da loro cosa vogliono. La nostra priorità è salvare le vite delle persone intrappolate all’interno”. Tuttavia Mario Palma, ambiasciatore italiano a Dacca, ha riferito al TG1 che da parte degli assalitori “non c’è alcuna volontà di negoziare” in quanto potrebbe trattarsi di una “missione suicida” volta ad “attuare un’azione molto forte e cruenta”. Nel blitz poi condotto da oltre cento uomini del Rapid Action Battallion (Rab), le teste di cuoio bengalesi, sarebbero stati uccisi sei degli otto terroristi, uno sarebbe stato catturato e un altro sarebbe incredibilmente riuscito a fuggire nonostante l’imponente schieramento di forze governative, mentre quattordici ostaggi sarebbero ora al sicuro.
L’attacco terroristico sembra configurarsi come la risposta dello schieramento integralista a una intensa attività di repressione avviata dal governo bengalese, in seguito all’escalation di violenze e omicidi registrati negli ultimi mesi ai danni di minoranze religiose, stranieri e intellettuali. Più in generale, l’intensificarsi di tali azioni locali potrebbe avere come sfondo una nuova avanzata dello Stato Islamico, che, attualmente in rotta in Medio Oriente e in Nord Africa, starebbe ora volgendo le proprie attività verso Est.
Lorenzo Rossi
1 commento
Cordoglio e quel che si vuole, ma i morti italiani erano imprenditori del tessile che hanno delocalizzato e mi basta per considerarli traditori anti-italiani.