
Una via indiretta per raggiungere lo stesso risultato potrebbe essere quello proposto da alcuni economisti di area di sinistra, che propongono di indicizzare i salari europei alla produttività nazionale del lavoro. In altre parole la Germania dovrebbe essere, in piccolo, quello che gli Stati Uniti sono stati grande per il resto del mondo nell’epoca di Bretton Woods e cioè i fornitori di liquidità ufficiale. Non dimentichiamo che il sistema di Bretton Woods non era altro che una parità delle valute estere nei confronti del Dollaro. Banalmente, se gli Stati Uniti non fossero stati perennemente in deficit commerciale (importando più di quello che esportavano), il resto del mondo non avrebbe avuto la liquidità necessaria per compensare le rispettive transazioni. È un metodo profondamente irrazionale? Certamente, ma anche l’Euro è irrazionale, come tutti i sistemi in cui il cambio estero viene bloccato per ottenere non ben specificati vantaggi riguardanti una “stabilità” più supposta che reale. L’eurozona potrebbe reggere se la Germania accettasse un incremento dei salari reali pari circa al 20% con annessa probabile impennata dell’inflazione. In questo modo la domanda interna crescerebbe enormemente, con notevoli effetti ovviamente nel tenore di vita dei tedeschi, ma soprattutto aumentando di molto le importazioni e probabilmente diminuendo le esportazioni in quanto le imprese sarebbero meno competitive. In questo modo, le nazioni svantaggiate dell’eurozona potrebbero riprendersi, e la Germania si assumerebbe la responsabilità intrinseca alla sua posizione di leadership in Europa. L’egemonia non comporta solo benefici, ma anche costi, senza i quali l’intero sistema crollerebbe su se stesso, come effettivamente sta succedendo ora. Chiaramente questa soluzione è del tutto ipotetica in quanto i tedeschi, persino quei lavoratori subordinati che avrebbero tutto da guadagnare dalla situazione, non accettererebbero, nemmeno di fronte alla prospettiva del tracollo, di inflazionare la propria economia. E questo dimostra, una volta di più, che popoli diversi non possono convivere se non nella forma “imperiale”, ovvero con una gerarchia di valore dei medesimi. L’uscita dall’euro ed il ripristino dei controlli sui flussi di capitale paiono in ogni caso l’unica soluzione razionale ed accettabile ai nostri problemi derivanti dall’aver creduto che “euro” ed “Europa” fossero la stessa cosa.
Matteo Rovatti
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[…] del Sud Europa e non in debito estero schizzato alle stelle, come abbiamo già visto, a causa dei differenziali di competitività fra le economie dell’eurozona. Si tratta di una colossale mistificazione, e non stupisce che l’autore della medesima sia […]
[…] capirlo, basta fare un salto indietro: abbiamo già ampiamente dimostrato come il problema dell’eurozona risieda nella differenza di competitività fra le economie nazionali che ne fanno disgraziatamente parte, per cui se vogliamo risolvere i nostri problemi è […]
[…] l’idea è geniale: il problema dell’eurozona è un problema di competitività, il quale può quindi essere risolto solo in tre modi: svalutando il cambio, abbassando il costo […]