Roma, 2 sett – Afd, ovvero Alternative für Deutschland, vola nelle ultime consultazioni elettorali regionali in Germania.
AfD vola, anche in Germania vola l’anti-europeismo (sebbene “percepito”)
Afd vola in Turingia e diventa il primo partito. In Sassonia è “solo” secondo, ma le percentuali ormai sfondano abbondantemente il muro del 30%, triplicando i risultati delle classiche elezioni parlamentari, il cui ultimo esito, nel 2021, aveva testimoniato per il movimento sovranista tedesco, superava di poco il 10%. Il dato però è forse ancora più clamoroso perché, al di là della differente struttura delle due consultazioni, riflette i bisogni locali, i quali tradizionalmente esprimono sempre una maggiore distanza dalla politica “globale”, intesa nelle declinazioni tanto europeiste quanto liberal-capitaliste di approccio anglosassone.
AfD è percepita come anti-euiropeista, sebbene già diversi anni fa abbia mollato il proposito esplicito di “GermanExit”, se così possiamo chiamarla “all’italiana”. Il bicchiere è mezzo pieno per questo: la gente continua a votare chi sia espressione più lontana dalla angherie brutali di Bruxelles. Però…
Il bicchiere mezzo pieno non deve distrarre
Quel bicchiere, indubbiamente, c’è. Ma rappresenta il dato culturale, più che sostanziale, delle elezioni tedesche. Vince, da ormai oltre un decennio, chi è percepito come anti-europeista e forse pure anti-europeo. AfD è forse oggi la manifestazione più “netta”, dal punto di vista politico, di questo atteggiamento. Ma siamo lontani da una reale trincea. Per essa come per tutti gli altri partiti in Europa, prima aderenti a Identità e democrazia, poi al gruppo “inaugurato” da Viktor Orban Patrioti per l’Europa. Tutti sanno benissimo che l’elettorato vorrebbe la fine di questo agglomerato senza capo né coda, o quanto meno un alleggerimento consistente delle sue ingerenze nella vita quotidiana dei popoli europei. Tutti sanno anche che dichiararsi apertamente contro di esso è di fatto proibito, come nei sistemi autoritari tanto criticati del secolo scorso, né più né meno, considerato che non si vota neanche alcun organo esecutivo o legislativo “reale” (visti i poteri limitatissimi del Parlamento Europeo).
Il teatro, però, prosegue. Lo spettacolo deve continuare, come cantava a squarciagola Freddy Mercury ormai oltre trent’anni. E allora il commissario europeo Paolo Gentiloni, su X, lamenta del risultato tedesco, gridando al “rancore” (sinonimo del solito “odio”), probabilmente più attratto dai motivi che fanno votare il movimento di “ultradestra” tedesco che non della sua reale “pericolosità”. In questo molto più arguto di alcuni nostri sedicenti “osservatori dissidenti”.
Stelio Fergola