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“Carlito’s Way”, i 30 anni di un capolavoro

by Roberto Johnny Bresso
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Carlito's way

Roma, 30 sett – Sono già passati trent’anni dall’uscita di Carlito’s Way di Brian De Palma. Ci pare doveroso parlare di questa pellicola ormai divenuta leggendaria.

“Non puoi andare sempre con il piede a tavoletta… prima o poi la benzina finirà”

In principio c’erano due romanzi di Edwin Torres (un giudice della corte suprema di New York), Carlito’s Way e After Hours, che narravano l’ascesa e la caduta di un gangster portoricano nella New York degli anni ’60 e ’70. Al Pacino stava lavorando a Serpico quando gli capitò di leggere i due libri e di innamorarsi della figura del protagonista, il gangster Carlito Brigante. Iniziò così la complessa ricerca di un produttore e di un regista per portare sullo schermo il progetto; ricerca che, dopo parecchi giri a vuoto, condusse a Martin Bregman e Brian De Palma, mentre il ruolo della fidanzata di Carlito spettò a Penelope Ann Miller e quello dell’amico avvocato a Sean Penn.

La storia

La trama è ormai nota a tutti: Carlito, grazie ad un cavillo burocratico, sconta solamente cinque dei suoi trent’anni di condanna in prigione, ma quando esce trova un mondo del crimine che non è più quello nel quale era cresciuto. Ripresi i contatti con la sua vecchia fidanzata, è ben deciso a chiudere con il passato, mettere via qualche soldo e passare una serena esistenza al sole della Florida. Il problema è che, pure se vuoi chiudere con il tuo passato, il tuo passato non vuole chiudere con te e, di conseguenza, il piano di Carlito sarà tutto tranne che facile da attuare.

Il film insegna che c’è sempre un’età per fare qualsiasi cosa e che c’è anche un tempo per tirarsene fuori, prima che le pallottole diventino più numerose delle volte nelle quali le hai schivate. E ci insegna anche che, nonostante quanto tu possa essere preciso e meticoloso, ci sarà sempre qualcosa che ti sfuggirà, magari proprio ciò che avevi ignorato o sottovalutato, come ci mostra il finale strappalacrime (finale che poi ci viene già mostrato all’inizio, essendo tutto il film in flashback, anche se ciò non allenta per nulla la tensione).

Semplicemente Carlito’s Way

Dialoghi da imparare a memoria, frasi che restano scolpite nella storia del cinema, una recitazione e una regia perfetti… insomma, tutti gli ingredienti per un trionfo annunciato. E invece il film venne stroncato dalla critica, con De Palma accusato di aver realizzato un film vecchio. Ma De Palma è sempre stato un regista fieramente fuori moda e Al Pacino gli disse di non preoccuparsi, che era certo che la critica ci sarebbe andata a nozze nel criticare la pellicola. Al botteghino andò discretamente, ma certo non abbastanza da poter essere definito un grande successo, ma bastarono pochi anni e il mercato dell’home video per cambiare radicalmente la storia del film. Carlito’s Way divenne a tutti gli effetti un cult mondiale, osannato dal pubblico e dalla critica, che dovette compiere un vero e proprio mea culpa.

Nel 2005 il regista Michael Bregman diresse Carlito’s Way: Rise to Power, un prequel destinato solamente al mercato dell’home video. Il film descrive l’ascesa al potere di Carlito Brigante, ma risulta semplicemente una fiacca e inutile produzione volta a strizzare l’occhio ai fans della prima pellicola. E per fortuna non si è mai parlato di remake, come va tanto di moda oggi. A Carlito’s Way, sia per quanto riguarda il plot che per il finale, deve invece molto il film del 2004 Layer Cake, riuscita opera di Matthew Vaughn ambientata negli ambienti malavitosi londinesi, anch’esso tratto da un romanzo.

“La strada ti tiene d’occhio, ti tiene d’occhio continuamente”.

Roberto Johnny Bresso

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