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Diritti verso il disastro economico e sociale: il programma di "+ Europa"

by La Redazione
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Roma, 17 feb – Sanremo è finito e si ritorna a quello che si faceva prima: ascoltare i politici che fanno campagna elettorale. Tra questi spunta Emma Bonino che va in ogni trasmissione a mostrare il suo programma, intriso di un becero europeismo che farebbe rabbrividire persino il più europeista del nostro pianeta per non parlare del programma politico del partito di cui è la promotrice. Il partito si chiama + Europa (già il nome è tutto un dire) che si prefigge fra i vari obiettivi quello di portare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa, riempiti però di orde di immigrati clandestini il cui unico compito è la svalutazione del fattore lavoro, contribuendo a un dumping salariale nei confronti dei lavoratori nazionali, che privi di diritti sociali, saranno costretti a accettare paghe da fame. Chiedere + Europa a un paese che sta morendo di troppa Europa è come dire a un tossicodipendente che sta morendo che ci vuole più droga.
Ma vediamo le proposte: fra queste troviamo il blocco della spesa pubblica primaria nominale per i prossimi cinque anni. Ma cosa significa? La spesa pubblica primaria nominale è la spesa pubblica al netto della spesa per interessi sul debito pubblico, cioè si tratta della spesa per far funzionare la macchina statale e distribuire servizi sociali e contributi alle famiglie. Che si tratti di spesa nominale vuol dire che non si considera l’aumento dovuto all’inflazione. Peccato che la spesa pubblica sia una componente positiva del Pil, poiché oltre ad aumentare la domanda ha tra i suoi effetti indiretti quello di aumentare il reddito: se lo Stato vuole costruire un ponte dovrà assumere lavoratori che dovranno essere pagati e che in parte consumeranno e risparmieranno questo stipendio, il consumo fa aumentare la produzione e mediante i cosiddetti moltiplicatori, il reddito nazionale.
Fare politiche espansive, come ad esempio un aumento del deficit pubblico (uguale surplus del settore privato cioè famiglie e imprese) è l’unico modo per alleggerire il debito pubblico in rapporto al Pil. È semplice matematica: se abbiamo il rapporto debito/Pil, com’è oggi, pari a 130/100 = 130% e vogliamo ridurre questo rapporto, lo Stato potrà aumentare il deficit pubblico di un punto (ricordiamo ancora che il deficit pubblico è ricchezza di settore privato) facendo aumentare sì il debito, ma anche il Prodotto interno lordo. Quindi, per riprendere il nostro esempio, avremmo un rapporto debito/Pil pari a 131/101,25= 129,4% (ipotizzando il caso più restrittivo in cui i cittadini spendano a malapena il 25% del proprio reddito).
Ecco l’unico modo per una efficace riduzione del debito, non ulteriori manovre lacrime a sangue che rendono la nostra domanda interna anemica. Se si vuole evitare una ulteriore macelleria sociale e si vuole ridurre il debito c’è solo un modo: aumentare gli investimenti pubblici e la domanda di servizi collettivi, facendo sì che cresca il denominatore, cioè il Pil. Ma per fare questo bisogna combattere contro i vincoli al debito e al deficit imposti dai trattati europei e contro il contesto economico-finanziario che ne impone il rispetto, cioè l’integrazione monetaria, che comporta il controllo sulle finanze dei singoli stati da parte della Bce.
L’altra proposta della Bonino, cioè la riduzione delle imposte alle imprese (Ires) e la loro sostituzione con l’aumento dell’Iva peggiora ancora la situazione. Infatti, l’aumento dell’Iva avrebbe i seguenti effetti diretti: aumenterebbe i prezzi e ridurrebbe in proporzione il reddito della massa dei lavoratori, visto che si tratta di una imposta per definizione regressiva, cioè che, pesando ugualmente sul miliardario e sul commesso di negozio, redistribuisce il reddito nazionale dai poveri ai ricchi.
E’ evidente come Emma Bonino abbia fatto un buco nell’acqua, apostola di un neoliberismo che ha portato solo morte (per ulteriori approfondimenti chiedete in Grecia oppure semplicemente fatevi una passeggiata ai mercati generali del vostro paese). Al + Europa rispondiamo + Italia, ma per gli italiani. Sia per chi lotta ogni giorno per portare a casa un pezzo di pane per sé e per i suoi figli, ma anche per chi non c’è più, per chi si è tolto la vita a causa delle folli politiche economiche imposte da questa Europa.
Stefano Mastrillo
 

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4 comments

Raffo 17 Febbraio 2018 - 11:15

Ancora parla questa infame…….veramente una pessima persona, una laida figura di anti italiana,una presunta buonista…….. ipocrita con gli africani invasori e spietata contro le famiglie italiane……. vuol fare diventare l’Italia un gigantesco campo profughi africano,con tutto ciò che ne deriva…….degrado,malattie, violenza brutale e tribale. Noi italiani patrioti le facciamo schifo.

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Bracco 17 Febbraio 2018 - 11:29

Altro che seggi.questi non son degni di sedere manco vicino ai cessi.

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Werner 17 Febbraio 2018 - 1:01

Ottima analisi, complimenti sinceri all’autore dell’articolo.

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Tony 17 Febbraio 2018 - 5:22

…che la vecchia pompa è fuori di soros , si sa….. però va presa in considerazione che la spesa pubblica ha delle anomalie, dovute a sprechi ( leggi furti ) come la sanità, dove vengono pagate, delle semplice siringhe, il quadruplo del loro costo … o le spese nella pubblica amministrazione tra assenteismo e ”premi produzione”’ di massa ( 80 euro+ 85..) ecc.ecc.

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