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Poesia, nazionalismo e guerra: il "war poet" inglese Rupert Brooke

by La Redazione
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Roma, 17 feb – “Se dovessi morire, pensa solo questo di me: / che c’è qualche angolo di un campo straniero / che sarà per sempre Inghilterra. C’è / in quella ricca terra una polvere nascosta più ricca”, così iniziava la famosa poesia “The soldier” di Rupert Brooke. Il “war poet” inglese fu uno dei tanti ragazzi britannici che salutarono con enorme felicità l’entrata in guerra dell’Inghilterra contro la Germania nel 1914.
Nel corso della sua turbolenta giovinezza, il giovane di Rugby, brillante cittadina dell’Inghilterra centrale, entrò in contatto con alcune delle future figure più importanti della politica e dell’economia mondiale tra le quali Wiston Churchill e Manyard Keynes, assaporando le idee rivoluzionarie del “gruppo di Bloomsbury” anche se, ufficialmente, non ne entrò mai a far parte. Negli ultimi mesi del 1914, Brooke si arruolò con la Royal Naval Volunteer Reserve, il corpo armato della Marina Reale inglese formato da volontari, e partì alla volta di Gallipoli per combattere contro i turchi, alleati dei tedeschi, che occupavano lo stretto. Durante il tragitto, però, venne punto da una zanzara infetta da setticemia. Nel giro di pochi mesi, il 23 aprile 1915, il giovane inglese morì terminando quanto prima la sua avventura sul campo di guerra.
È interessante il concetto patriottico di “morte in battaglia” che infiammava Brooke. In particolare, sempre nella sua famosa poesia “The soldier”, il poeta inglese si sente quasi in dovere di donare la propria vita alla madre Patria in quanto l’uomo inglese altro non è che “una polvere che l’Inghilterra ha fatto nascere, ha formato, reso consapevole (di essere uomo)”, insomma è la Patria, somma entità, che ha permesso agli uomini di esistere in quanto uomini, di essere forti e di far godere di tutti i piaceri che la Natura mette loro a disposizione. L’uomo ha imparato a conoscere la felicità, l’armonia, lo svago sotto “il cielo inglese”, venendo costantemente bagnato dai fiumi e benedetto dal sole della madre patria. La “polvere” che diventa “più ricca” nel luogo in cui viene sepolto un militare inglese, è tale in quanto si è compiuto il sacrificio estremo dell’uomo, il fine ultimo per il quale esso stesso viene plasmato dalla terra.
Nel momento in cui un soldato inglese cade in battaglia, quella porzione di territorio occupata dal suo corpo diventa automaticamente territorio inglese, diventa sacro, intangibile e impenetrabile da chiunque non gli renda i dovuti onori o non lo rispetti. La Patria è un territorio che contraddistingue ogni uomo e gli permette di appartenere o meno ad una determinata Nazione, di condividere questa credenza piuttosto di un’altra, di parlare una lingua tutta sua, di identificarsi come individuo di una comunità.
Non solo per Brooke, ma per tutti i più valorosi soldati, la Patria è il valore ultimo da difendere, a costo anche della propria vita. Lo sanno bene per esempio gli Arditi della prima guerra mondiale che, serrato il pugnale tra i denti, partivano all’attacco noncuranti del fuoco delle mitragliatrici nemiche, delle bombe e delle raffiche. L’unico loro obiettivo era sfondare la linea nemica, attaccare e avanzare. L’unico loro ideale? Difendere il tricolore.
Tommaso Lunardi

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