Roma, 1 dic – Il 15 luglio, a Ravenna, il 17enne Lorenzo è stato accoltellato alla schiena da un coetaneo tunisino mentre cercava di difendere la sorella minore dalle molestie del branco. Fortunatamente la coltellata non ha raggiunto gli organi vitali del giovane che però ha riportato una profonda ferita. Il tunisino, ospite di un centro di accoglienza per minori migranti, vantava già un lungo curriculum criminale ed era membro di una gang di stranieri che da tempo terrorizzava i cittadini, tra furti, rapine e aggressioni. Dopo aver appreso che il nordafricano era stato denunciato ma poi era stato subito riaccompagnato presso la comunità a cui era affidato, l’ingegnere Francesco Patrizi, padre di Lorenzo, aveva pubblicato un video nel quale giustamente sfogava la sua rabbia per la mancanza di seri provvedimenti.
“Io adesso giro qui tutti i giorni finché non lo trovo, me ne prenderò le conseguenze”, aveva affermato. Aggiungendo: “Toglietelo da Ravenna (l’aggressore, ndr), non vorrei dovermi fare giustizia da solo”.

Altre minacce
Alle parole, è seguita una manifestazione molto partecipata organizzata da Patrizi dove i soliti simpatizzanti di sinistra si sono presentati, urlando “siete dei fascisti”. Le proteste pubbliche del padre di Lorenzo non sono però state inascoltate. Il 21 luglio, il 17enne tunisino è stato tratto in arresto con le accuse di lesioni pluriaggravate e porto abusivo d’armi, ed è stato trasferito in una struttura di Caserta come misura cautelare. La persecuzione tuttavia non è finita. All’inizio di novembre, il branco del nordafricano ha teso un agguato al giovane Lorenzo all’uscita da scuola.
“C’erano alcuni tunisini e un rumeno. Il romeno è lo stesso che il 15 luglio aveva aggredito verbalmente mia figlia e, per difenderla, mio figlio si era preso una coltellata da uno del gruppo”, ha raccontato l’ingegnere Patrizi. A quel punto, il romeno ha gridato “Cosa pensi, che abbiamo paura di te?”, alzando la maglia e mostrando un coltello infilato nella cintola. Un altro membro della gang, un tunisino, si è avvicinato alla madre di Lorenzo, minacciando: “Io mica faccio come lui, io vi faccio fuori”.
L’intervista a Francesco Patrizi
Partiamo dall’inizio ingegner Patrizi. La sera del 15 luglio è stata una sorta di spartiacque per la vostra famiglia. Cosa è successo?
La sera del 15 luglio, purtroppo è finita la serenità nella nostra famiglia, a seguito di vile pugnalata alle spalle di mio figlio da parte di un clandestino tunisino, sedicente minorenne, per aver difeso la sorellina quindicenne dagli insulti e dalle minacce di questo branco di delinquenti. Vorrei però vedere in quale anagrafe è scritto che questo tunisino sia nato nel dicembre del 2007.
Nonostante fosse già gravato da numerosi precedenti, il 17enne tunisino era ancora libero di delinquere in territorio italiano e così ha accoltellato Lorenzo. Probabilmente solo la vostra tenacia ha portato all’arresto. Vi siete sentiti cittadini di serie B?
Devo riconoscere di aver ricevuto la solidarietà e la fattiva vicinanza di Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e generale dei carabinieri, dell’onorevole Galeazzo Bignami, del capitano dei carabinieri, un amico fraterno, Enzo Salsano. Ho quindi potuto apprezzare la presenza dello Stato. Ho però fatto ciò che ciascun padre avrebbe fatto, ovvero cercare di proteggere mio figlio minorenne da un tunisino clandestino, il quale ha attentato alla vita di mio figlio, pugnalandolo vilmente alle spalle.
Questo soggetto era ancora a piede libero sebbene avesse commesso già dal 2024 altri gravi crimini, come documentato e dichiarato dal questore di Ravenna. Nonostante i precedenti, dopo essere stato fermato per l’accoltellamento di Lorenzo, lui e i tre suoi sodali sono stati subito liberati. Infatti, il 16 luglio scorso, in fase di presentazione la mia denuncia in questura a Ravenna, mi è stato comunicato che i quattro balordi, compreso il tunisino, erano già stati rilasciati e riassegnati alla comunità, una casa-famiglia dove erano affidati, in qualità di sedicenti minorenni migranti. Uno di loro, inoltre, era già scappato.
Ebbene un padre che ama i propri figli cosa avrebbe dovuto fare dopo essersi rivolto alle istituzioni per presentare denuncia per l’attentato alla vita di un figlio minorenne? Ho ritenuto che il soggetto che era fuggito, era lo stesso che aveva pugnalato mio figlio. Pertanto, ho ritenuto di non poter consentire a chi aveva già cercato di uccidere mio figlio di portare a termine il suo intento criminale.
Ho anche reputato che, a fronte di ciò, non avrei potuto vivere, nel dolore di un figlio eventualmente ammazzato per mano di un clandestino per aver difeso la sorellina, nonché nel rimorso di non aver impedito ciò, visto che era già stato rimesso in libertà, non certo dalla polizia. Ho fatto quindi ciò che ciascun padre avrebbe fatto: difendere il figlio. Nei fatti, non ho torto un capello a nessuno. Non mi sono fatto giustizia da solo, ma mi sono affidato, come cittadino che vive nella legalità, alle istituzioni. Le stesse istituzioni però hanno consentito l’accesso sul territorio nazionale a un clandestino che ha attentato alla vita di mio figlio e di altri ragazzi, alcuni dei quali, hanno preferito per omertà e paura non denunciare le minacce e aggressioni subite.
Criminalità straniera fuori controllo a Ravenna
Nella provincia di Ravenna, il 42,2 per cento dei reati è commesso da stranieri, i quali rappresentano il 12,2 per cento dei residenti. Un dato decisamente allarmante ma minimizzato dalle amministrazioni di centrosinistra. Avete ricevuto solidarietà dal sindaco Alessandro Barattoni?
A Ravenna, è diventato impossibile e rischioso, a causa delle aggressioni con coltello, pure andare a scuola. Il sindaco Barattoni mi ha contattato dopo 2 giorni dalla vile e infame pugnalata alla spalle subita da mio figlio da parte di un clandestino. Del resto lui, i clandestini che sbarcano a Ravenna va ad abbracciarseli uno ad uno.
Trovando singolare che nell’immediato dei gravi fatti occorsi a mio figlio avessi ricevuto un fattivo contributo di azione di legalità da parte del governo nazionale, nelle persone del viceministro Esteri Edmondo Cirielli, dell’onorevole Galeazzo Bignami e del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ho ritenuto opportuno non voler ricevere presso gli uffici della mia azienda il sindaco Barattoni, che si era mosso, solo a seguito di sproni, ben due giorni dopo i gravi fatti subiti da mio figlio.

Riguardo i dati relativi ai reati indicati nella domanda, premesso che i numeri non sono né razzisti né fascisti e, inoltre, essi non mentono mai, la situazione sicurezza a Ravenna è completamente fuori controllo. Il 27 novembre, sono stato a titolo gratuito in Consiglio comunale per discutere la richiesta della presenza dell’esercito sul territorio con l’Operazione Strade Sicure, al fine di contrastare la criminalità dilagante ed emergenziale. Staremo a vedere se il sindaco e la giunta accoglieranno la nostra richiesta, nell’interesse comune di tutta la cittadinanza. Però il fatto che sia un privato cittadino a occuparsi della sicurezza in città, dimostra lo stato comatoso delle istituzioni cittadine, sindaco, assessore e comandante polizia locale. Comunque, noi come sempre ce la metteremo tutta e anche di più. Non è essere fascisti chiedere legalità anche tramite l’arrivo dell’esercito a Ravenna.
Patrizi ridicolizzato da una testata locale
Ho letto che lei è stato pure ridicolizzato da una testata locale.
Un giornaletto locale ha pubblicato una becera e inopportuna “satira” ai danni del sottoscritto e, quindi, di mio figlio e della mia famiglia. Oltre al danno, conseguente alla pugnalata alla spalle di mio figlio del 15 luglio e alle minacce con coltello del 7 novembre scorso, pure la beffa di un insulso in uno spregevole articolo, a seguito del quale mia moglie ha pianto per due giorni. Ecco le sue parole al riguardo: “Penso che non sappiano cosa sia la vergogna. Non sanno quanto faccia male a una madre vedere la situazione di un figlio. E i giornali locali giocano sul dolore e sulla frustrazione di un minore. Io credo che questi siano peggio dei delinquenti. Gli auguro di non dover vivere mai una situazione del genere, ma il karma c’è”.
Mio figlio giustamente si è sentito mortificato e io ho provato profonda amarezza e disgusto per questa gente indegna e senza vergogna. Ritengo che, per costoro, il fatto che gli specchi non sputino sia una grande fortuna. Leggete l’indecente articolo per giudicare la bassezza morale, la cattiveria e il mancato rispetto verso un padre al quale hanno cercato di ammazzare un figlio e verso un ragazzo, mio figlio, che ha rischiato di essere ucciso da un loro protetto.
Lorenzo nuovamente vittima del branco
All’inizio di novembre, la sua famiglia è stata nuovamente vittima del branco a cui apparteneva il 17enne tunisino che ha accoltellato Lorenzo.
Il 7 novembre, vi è stato un nuovo agguato con coltello ai danni di mio figlio da parte dello stesso romeno che aveva pesantemente insultato e minacciato mia figlia il 15 luglio scorso e, a seguito di ciò, ne era scaturito il diverbio con Lorenzo che poi è stato accoltellato dal tunisino clandestino. Io non mi faccio giustizia privata e così ho denunciato l’accaduto al comando provinciale dei carabinieri di Ravenna.
A seguito di denuncia, hanno arrestato pure il romeno che ha minacciato per ben due volte mio figlio. Per questo, ringrazio il colonnello comandante provinciale carabinieri, il comandante del nucleo operativo e radiomobile della compagnia dei carabinieri di Ravenna, tutti i dirigenti del comando provinciale e tutto il reparto radiomobile, in particolare modo i carabinieri che hanno catturato chi ha mosso minacce aggravate. Ringrazio anche il pubblico ministero della procura per i Minori di Bologna. Infine, è doveroso ringraziare il nostro legale, l’avvocato Gian Paolo Colosimo, per la professionalità e per l’ottimo e produttivo lavoro svolto.
Chi crede di colpire mio figlio per colpire me avrà ciò che merita nelle opportune sedi. Ringrazio, inoltre, tutti coloro che hanno espresso solidarietà a Lorenzo e alla nostra famiglia. Purtroppo a Ravenna c’è anche chi gioisce per ciò. Ricordate, il male fatto torna indietro con l’aggiunta degli interessi.
Le ultime novità
Il 17enne tunisino ora è in una struttura di Caserta. Ci sono ulteriori novità?
A breve, il tunisino andrà a processo per tentato omicidio. Chi dice che io voglia farmi giustizia da solo, sappia che i fatti sono altri: ho presentato due denunce, una per i fatti del 15 luglio e l’altra per i fatti del 7 novembre, alle quali sono seguiti gli arresti, grazie all’importante, minuzioso, professionale e produttivo lavoro del nostro stimatissimo legale, l’avvocato Gian Paolo Colosimo.
“Chi non ha diritto di stare sul territorio nazionale va espulso”
Cosa ne pensa della remigrazione, oggi al centro del dibattito politico?
Chi non ha diritto di stare sul territorio nazionale va espulso senza se e senza ma. Inoltre, dovrebbe attuarsi una sorta di blocco navale posto subito fuori dalle acque territoriali tunisine e libiche. Le navi delle Ong dovrebbero essere considerate un attentato alla sicurezza nazionale e trattate alla stregua dei terroristi. Pertanto, non dovrebbero accedere entro le 12 miglia delle nostre acque territoriali. È una questione di legalità, di sicurezza e di giustizia. Lo dico da padre di un ragazzo minorenne vilmente pugnalato alle spalle da un tunisino clandestino per aver difeso la sorellina quindicenne dagli insulti di un romeno, e poi minacciato nuovamente, venerdì 7 novembre, all’uscita di scuola dallo stesso romeno. Il mio appello è quello di restare uniti per lottare insieme nelle opportune sedi perché noi e i nostri figli meritiamo di più.
Chiudendo, ingegner Patrizi, come stanno i suoi figli?
Nonostante tutto, i nostri figli continuano a ridere, senza paura, grazie a noi, a me e a mia moglie. Chi vorrebbe farmi fuori fisicamente si rassegni. Noi non siamo figli di paura.
Francesca Totolo