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“Nigerians Must Go”: in Ghana esplode la rabbia contro gli immigrati nigeriani

by La Redazione
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Ghana

Roma, 30 lug – Tornano a infiammarsi le piazze africane sull’onda lunga delle tensioni migratorie. Domenica scorsa in Ghana, centinaia di manifestanti sono scesi per le strade di Accra al grido di “Nigerians Must Go”, chiedendo l’espulsione dei cittadini nigeriani dal Paese. Sui cartelli: “Basta rapimenti”, “Fermiamo la prostituzione di massa”, “Fine degli omicidi rituali”. Il popolo, esasperato, accusa gli immigrati nigeriani di alimentare insicurezza, degrado morale e squilibri economici.

Ghana, esplode la rabbia anti nigeriana

Tra le accuse più diffuse: traffico di esseri umani, cyberfrodi, dominio del commercio locale e perfino rituali occulti. Un manifestante ha dichiarato: “Non puoi venire nel Paese di qualcun altro e fare come ti pare”, mentre altri denunciavano la presenza di un sedicente “re Igbo” in Ghana – figura simbolica che, per i critici, rappresenterebbe una minaccia all’identità nazionale. Questa figura, chiamata Eze Ndigbo, è un capo tradizionale che rappresenta culturalmente la diaspora Igbo in Ghana. Si tratta di un ruolo simbolico, privo di qualsiasi riconoscimento giuridico da parte dello Stato ghanese, ma che mantiene una forte carica identitaria all’interno della comunità nigeriana. E proprio questo simbolismo ha scatenato reazioni rabbiose da parte di alcuni gruppi locali, che vedono nella crescente influenza degli Igbo una sorta di “colonizzazione silenziosa”.

Le autorità cercano di spegnere il fuoco

La reazione ufficiale però è stata cauta. La Nigerians in Diaspora Commission (NIDCOM), attraverso la presidente Abike Dabiri-Erewa, ha invitato alla calma: “Nigeriani e ghanesi sono come fratelli siamesi. Le tensioni vanno risolte con il dialogo, non con la violenza”. Anche il Ministero degli Esteri nigeriano, per voce del portavoce Kimiebi Ebienfa, ha assicurato che “la questione verrà gestita diplomaticamente”, mentre l’ambasciata ghanese ad Abuja ha negato qualsiasi attacco in corso contro cittadini o proprietà nigeriane. NIDCOM ha inoltre smentito con forza i video che circolano online su presunte distruzioni di negozi appartenenti a nigeriani, bollandoli come fake news: “Non c’è alcuna evidenza di attacchi fisici o danni alle proprietà. Invitiamo tutti alla prudenza”. Anche i nigeriani residenti in Ghana tendono a minimizzare. Ezikpe Ukaku, commerciante a Kasoa, ha dichiarato: “Non ci sentiamo minacciati. I video in rete sono vecchi o manipolati. La protesta sembra orchestrata da chi vuole creare tensione”. Secondo lui, nonostante alcune criticità legate a episodi di sfruttamento e prostituzione, molti criminali locali vengono ignorati, mentre i nigeriani diventano il bersaglio comodo.

Uno scontro che ha radici storiche

Le tensioni tra Ghana e Nigeria non sono nuove. Nel 1969, il Ghana espulse 140.000 nigeriani con il famigerato Aliens Compliance Order, ufficialmente per motivi economici. Nel 1983, la Nigeria rispose con l’espulsione di oltre due milioni di stranieri, tra cui circa un milione di ghanesi. È da quell’episodio che nasce il famoso detto “Ghana Must Go”, diventato anche il nome delle valigie con cui i ghanesi furono costretti a fuggire. A partire dagli anni ’90, le relazioni si erano stabilizzate sotto l’ombrello della CEDEAO (ECOWAS), che promuove la libera circolazione e l’integrazione regionale. Ma come sempre accade, in tempi di crisi economica e inflazione galoppante, il sentimento di odio torna a galla. Finora, nessun comunicato ufficiale è stato emesso dal governo ghanese, mentre da parte nigeriana non si registrano reazioni istituzionali. Tuttavia, la protesta ha già attirato l’attenzione internazionale, sollevando preoccupazioni per un possibile scontro diplomatico tra i due Paesi.

Ghana first

Mentre l’élite politica predica pace e fratellanza tra “Paesi fratelli”, il popolo ghanese sembra avere una visione diversa. In un’Africa occidentale segnata da insicurezza, traffici illeciti e povertà diffusa, l’idea di una “comunità africana unita” rischia di restare un sogno utopico. La verità è che le identità etniche sono ancora fortemente radicate, e ogni squilibrio – vero o percepito – può trasformarsi in miccia. In un mondo che cerca di esportare il globalismo anche in Africa, le proteste di Accra ci ricordano una cosa: i popoli non dimenticano, e prima o vogliono riprendersi il proprio spazio. La sinistra africana invoca dialogo e cooperazione. Ma il popolo sembra avere un’idea diversa: prima viene il Ghana, poi tutto il resto.

Vincenzo Monti

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