Roma, 4 nov – Per le autorità britanniche, la mattanza a bordo di un treno nei pressi di Huntingdon, nel Cambridgeshire, non è da considerarsi come attentato terroristico. Il 32enne Anthony Williams, cittadino britannico di origini africane, è stato immediatamente arrestato come autore dell’accoltellamento di 11 passeggeri, 9 feriti in modo grave. Secondo il Daily Mail, lo stesso soggetto sarebbe anche il responsabile degli accoltellamenti di un ragazzino di 14 anni, a Peterborough, e di un uomo in una stazione della Docklands Light Railway di Londra.

Il ministro dell’Interno britannico, la laburista Shabana Mahmood di origini pakistani, si è subito affrettata a pubblicare due post sui social network: nel primo, invitava “tutti a evitare commenti e speculazioni” sull’accoltellamento di massa mentre, nel secondo, scriveva che i fermati erano “due cittadini britannici nati nel Regno Unito”, affermando che tale attacco non veniva “trattato come terrorismo”. Uno dei due fermati, un britannico di origini caraibiche, è stato poi liberato in serata dopo gli accertamenti.

D’altronde, nelle nuove linee guida dell’antiterrorismo del governo britannico, compare “il nazionalismo culturale”: è vietato affermare che “la ‘cultura occidentale’ è minacciata dalle migrazioni di massa e dalla mancanza di integrazione da parte di alcuni gruppi etnici e culturali”. A tal proposito, è indispensabile ricordare che, per trent’anni, le autorità britanniche hanno sacrificato sull’altare del politicamente corretto migliaia di ragazzine bianche vittime delle grooming gang di pakistani. Le denunce venivano sistematicamente nascoste nei cassetti per evitare derive razziste e possibili tensioni sociali.

Ora passiamo in rassegna le stragi precedenti commesse da altri “britannici” nel Regno Unito.

La mattanza delle bimbe di Southport
Il 29 luglio 2024, in una scuola di danza di Southport, tre bambine, Bebe King di 6 anni, Elsie Dot Stancombe di 7 anni e Alice da Silva Aguiar di 9 anni, vennero uccise a colpi di coltello dal 17enne Axel Rudakubana, cittadino britannico di origini ruandesi. Altre dieci persone rimasero ferite, tra queste otto bimbe. In un primo momento, le autorità britanniche affermarono solamente la nazionalità del ragazzo arrestato. Solo in un secondo momento, diffusero le generalità del carnefice.

Successivamente si scoprì che Rudakubana aveva avviato un percorso di radicalizzazione islamica, sebbene le autorità britanniche avessero subito smentito la pista del terrorismo jihadista: nell’abitazione del 17enne, erano state rinvenute tracce di ricina, micidiale tossina biologica, sintetizzata con un processo fai-da-te e manuali per l’addestramento di Al Qaida. Rudakubana verrà poi condannato all’ergastolo con pena minima di 52 anni: tre capi d’imputazione per omicidio, dieci capi d’imputazione per tentato omicidio, un capo d’imputazione per possesso di coltello, un capo d’imputazione per produzione di ricina e un’accusa legata al terrorismo.
I “britannici” che hanno insanguinato Londra
Anche i quattro terroristi islamici che uccisero 52 persone a Londra, nel luglio del 2005, avevano la cittadinanza britannica. Gli attentatori suicidi si fecero esplodere su tre treni e un autobus gremiti di passeggeri all’ora di punta. Il 31enne Mohammad Sidique Khan di origini pakistane era nato e cresciuto a Leeds, dove aveva frequentato pure l’università e aveva iniziato il suo percorso di radicalizzazione in una moschea locale. Khan aveva addirittura lavorato come mentore in una scuola primaria della città. Il 23enne Shehzad Tanweer di origini pakistane era nato a Bradford per poi trasferirsi con la famiglia a Leeds. Aveva frequentato la stessa università e la stessa moschea di Khan. Il padre di Tanweer venne descritto come un rispettato uomo d’affari di spicco a livello locale. Il 19enne Hasib Hussain di origine pakistane era nato e cresciuto a Leeds, aveva frequentato con buone valutazioni il Thomas Danby College e giocava in due squadre locali, una di calcio e l’altra di cricket. Come Khan e Tanweer, frequentava la moschea di Stratford Street. L’unico a non aver ancora ottenuto la cittadinanza britannica era il 20enne giamaicano Germaine Lindsay. Si era trasferito nel Regno Unito all’età di 5 anni con la madre, la quale dopo essersi convertita all’Islam incoraggiò il figlio a fare lo stesso. Nel 2002, in seconde nozze, Lindsay aveva sposato Samantha Lewthwaite. Originaria dell’Irlanda del Nord, la donna si era convertita all’Islam all’età di 17 anni, assumendo il nome di Sherafiyah. Successivamente la Lewthwaite venne segnalata dai servizi britannici come importante membro del gruppo jihadista al-Shabaad. Soprannominata la “vedova bianca”, le autorità kenyane avevano sostenuto che la donna aveva preso parte a diversi attentati nel Paese africano, come quello del 2013 nel centro commerciale Westgate di Nairobi.

Il 22 marzo del 2022, il 52enne cittadino britannico Khalid Masood investì a bordo di un’auto i passanti sul ponte di Westminster, uccidendo 4 persone, e poi proseguì in direzione di Parliament Square, dove accoltellò a morte il poliziotto Keith Palmer. Nato nel Kent, il suo nome all’anagrafe era Adrian Russell Ajao. Vissuto principalmente nel West Midlands e a Birmingham, il terrorista aveva collezionato una serie di diverse condanne per aggressione, lesioni, possesso di armi e reati all’ordine pubblico. Durante una delle reclusioni, Masood iniziò a leggere il Corano, sembrerebbe incoraggiato da un imam in visita nel carcere. In seguito, si era recato diverse volte in Arabia Saudita dove si sarebbe radicalizzato, entrando nella rete di al-Muhajiroun.

Il 3 giugno del 2017, a Londra, un furgone venne deliberatamente guidato contro i passanti sul London Bridge, schiantandosi poi a Borough High Street. In seguito, l’autista e i due passeggeri fuggirono verso Borough Market, dove iniziarono a pugnalare i passanti e i clienti dei locali. Il bilancio fu di 8 morti e 48 feriti, di cui 21 in modo grave. I tre terroristi, neutralizzati dalle Forze dell’ordine, erano Khuram Shazad Butt, Rachid Redouane e Youssef Zaghba. Il 27enne Butt era un cittadino britannico di origini pakistane. Viveva a Barking, quartiere periferico nell’est di Londra, ed era già noto alle autorità per essere un membro del gruppo estremista al-Muhajiroun. Il 31enne Rachid Redouane arrivò nel Regno Unito come richiedente asilo nel 2006, affermando di essere marocchino o libico. La domanda venne poi respinta 3 anni dopo. Nel 2012, sposò una donna irlandese e si trasferì a Dublino. Successivamente Redouane si spostò a Barking. Il 22enne Youssef Zaghba viveva nella zona est di Londra, dove lavorava in un fast-food e in un canale televisivo islamico inglese. Il terrorista era nato da padre musulmano marocchino e madre cattolica cristiana italiana, la quale che si era convertita all’Islam dopo essersi sposata. Dopo il divorzio dei genitori, Zaghba si trasferì in Italia, dove iniziò il suo percorso di radicalizzazione come membro del gruppo terroristico Al-Muhajiroun che, in seguito, lo mise in contatto con Khuram Shazad Butt.

I “britannici” responsabili dell’attentato alla Manchester Arena e dell’omicidio di Lee Rigby
Il 22 maggio del 2017, durante il concerto di Ariana Grande, il 23enne Salman Abedi si fece esplodere nell’atrio della Manchester Arena, causando 22 morti e 1.017 feriti. La vittima più giovane fu una bambina di 8 anni. Il terrorista, aiutato dal fratello Hashem Abedi di 20 anni, aveva confezionato un ordigno esplosivo contenente triacetone triperossido, dadi e bulloni che fungevano da schegge. I due fratelli erano entrambi cittadini britannici, nati e vissuti a Manchester. I genitori libici erano arrivati nel Regno Unito come rifugiati. Nel 2011, Salman Abedi e il padre erano tornati nel Paese nordafricano per combattere nel Libyan Islamic Fighting Group, un’organizzazione jihadista salafita. Dopo la caduta di Gheddafi, Salman era tornato nel Regno Unito.

Nel pomeriggio del 22 maggio 2013, il soldato Lee Rigby del Royal Regiment of Fusiliers venne ucciso da Michael Adebolajo e Michael Adebowale, nei pressi della Royal Artillery Barracks a Woolwich, nel sud-est di Londra. I due terroristi islamici investirono Rigby con un’auto e poi lo pugnalarono a morte con coltelli e mannaie. Infine, trascinarono il corpo del soldato sulla strada, rimanendo sulla scena del crimine fino all’arrivo della polizia. L’obiettivo era quello di uccidere anche gli agenti che, infatti, vennero aggrediti a colpi di armi bianche. Entrambi nati e cresciuti nel Regno Unito, Michael Adebolajo e Michael Adebowale sono cittadini britannici di origini nigeriane che si erano convertiti all’Islam, legandosi poi al gruppo islamista al-Muhajiroun. Come documentato, si può affermare che la quasi totalità dei terroristi che hanno insanguinato il Regno Unito era di nazionalità britannica ma di origini straniere. Ciò evidenzia come le seconde e terze generazioni, più violente e più predisposte alla radicalizzazione islamista, siano il reale e sottovalutato problema dell’Europa.
Francesca Totolo