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Niente più spazio per la bellezza: a Roma rischia di chiudere l'Antico Caffè Greco

by La Redazione
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Roma, 14 gen – Ha dell’incredibile, ma lo storico Antico Caffè Greco di via Condotti rischia una clamorosa chiusura. Il caffè è il secondo più antico d’Italia, dopo il Florian di Venezia. Fondato nel lontano 1760 dal levantino Nicola della Maddalena ha potuto vantare nella sua storia avventori più che illustri, tra i quali Giacomo Leopardi, D’annunzio, Edvard Grieg, Goethe, Gogol, Henry James, Chateubriand, Casanova, Canova, Keats, Andersen, Thomas Mann, Rossini, Liszt, Silvio Pellico, Shelley, Schopenhauer, Mark Twain, Wagner, Joyce, Orson Welles, Ibsen e molti altri. Il locale è inoltre, con le sue 300 opere esposte, la più grande galleria d’arte privata aperta al pubblico esistente al mondo.
Ciononostante, lo scorso settembre è scaduto il contratto d’affitto, e il 6 novembre il Tribunale di Roma ha imposto all’attuale gestore della struttura (la società Antico Caffè Greco Srl) di uscire dai locali entro il 20 marzo 2018. Proprietario dell’immobile è l’Ospedale Israelitico di Roma, il quale non più pago dei 18 mila euro dell’attuale affitto mensile, sembra intenzionato ad affittarlo ad un nuovo gestore con una locazione maggiore.
Leggi anche – L’Italia dei caffè: i 21 Caffè Storici più belli della penisola
Sebbene al momento un caffè servito ad uno dei tavoli in marmo forse toccati da Flaiano, o forse da Wagner, costi 7 euro, gli attuali gestori non sono in grado di affrontare un rincaro del già pesante canone d’affitto. Di conseguenza dovranno affacciarsi nuovi soggetti e imprenditori alla continuità dell’esercizio. Continuità, però, che rischia d’essere snaturata da una ricerca sempre più spasmodica del profitto, e a farne le spese potrebbe esserne facilmente la qualità e l’identità del locale in questione.
La cosa più preoccupante è il totale silenzio e disinteresse delle autorità e delle istituzioni. Sebbene la struttura sia sottoposta a dei vincoli, non si sono espressi in alcun modo né il Ministro Franceschini, né il Sindaco Virginia Raggi. Ad oggi nessun intervento del Mibact, nessun progetto/incentivo del comune. Il Campidoglio tace e sembra attendere indifferente il destino del caffè più storico di Roma.
È questione di mesi per verificare se l’ennesimo pezzo di quella Roma leggendaria, ma autentica, scomparirà miseramente in favore della prossima attività commerciale a vocazione turistica già onnipresenti. Un destino, insomma, quanto mai tragico per gli esercizi tradizionali della capitale, anche per quelli più prestigiosi, mentre anche nei centri storici aumentano inarrestabili le aperture di impersonali catene internazionali e multinazionali omologanti.
Alberto Tosi

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3 comments

Tony 14 Gennaio 2018 - 12:33

………il ”dio”quattrino” è sempre molto visitato nel suo tempio…….

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Raffo 14 Gennaio 2018 - 3:49

Ricapitoliamo…….affitto, tasse,balzelli vari,grandi multinazionali,soldi e affini…….è da troppo tempo tempo che la ” bellezza ” italiana è posta in “vendita”…….. intanto grillini e piddini si occupano di accoglienza e ius soli………vomitevoli.

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Luca 15 Gennaio 2018 - 10:02

ragazzi, apriamo gli occhi però: stiamo parlando di via del corso, via condotti et similia, sappiamo tutti nelle mani di chi sono gli immobili e quanti intermediari fittizi (sempre dello stesso clan) vengono interposti nelle locazioni (ovviamente travestite da affitto di ramo di aziendaI) con inevitabile lievitazione dei canoni. Per aprire un negozio in quell’area devi dare mezzo milione solo per firmare il contratto, senza contare i canoni mensili monstre. L’esito di tutto questo è facile da prevedere: solo le maximultinazionali potranno permettersi certe vie, quindi salutate fin da ora i “locali storici” perchè tanto vedremo solo H&M, Zara etc.

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