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L’Italia vende la “Garibaldi” all’Indonesia: i fanatici del disarmo saranno felici…

by La Redazione
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Garibaldi

Roma, 25 sett – In un’operazione che segna la fine di un’epoca per la Marina Militare e apre nuovi scenari per l’industria navale italiana, la portaerei Giuseppe Garibaldi è stata ceduta all’Indonesia. L’annuncio è arrivato all’Indodefence 2025 di Giacarta, dove la holding della difesa Republikorp ha presentato il modello della futura flotta. L’autorizzazione formale è stata firmata il 29 agosto dal ministro Rachmat Pambudy, con un finanziamento ottenuto da prestiti esteri e fondi aggiuntivi destinati anche all’acquisto di nuovi elicotteri da trasporto.

La Garibaldi tra ambizioni e contraddizioni

L’accordo, dal valore di 450 milioni di dollari, non si limita al semplice passaggio di proprietà. La Garibaldi verrà riconvertita in una piattaforma d’avanguardia per droni e veicoli senza pilota: fino a 60 Bayraktar TB3 di fabbricazione turca verranno integrati a bordo, mentre la nave sarà ristrutturata con una doppia isola di comando, più adatta a gestire le operazioni di volo. Costruita da Fincantieri a Monfalcone e varata nel 1985, la Garibaldi ha una storia che riflette le ambizioni e le contraddizioni dell’Italia. Nata come “incrociatore portaeromobili” per aggirare la legge del 1923 che vietava all’Esercito e alla Marina l’uso di aerei ad ala fissa, è stata ammiraglia della flotta dal 1987 al 2011. Lunga 180 metri e con un dislocamento di oltre 13mila tonnellate, ha partecipato a tutte le principali operazioni italiane: dalla Somalia al Libano, dai Balcani all’Afghanistan, fino alla Libia. Dal 1994 al 2012 ha imbarcato i caccia Harrier, diventando a pieno titolo una portaerei. Dopo il ritiro dei velivoli è stata riconvertita in portaelicotteri anfibia, rimanendo comunque un simbolo della proiezione italiana. Radiata ufficialmente il 22 maggio 2023, era rimasta in riserva a Taranto, soppiantata dalle più moderne Cavour e Trieste.

Un futuro hi-tec fuori dall’Italia

Fincantieri stima ancora 15-20 anni di vita operativa per l’unità, che ora sarà “rilanciata” in Asia. L’Indonesia, con oltre 1,6 miliardi di dollari di commesse italiane, è il principale cliente militare di Roma nel Pacifico. Già nel 2024 ha acquistato due Pattugliatori Polivalenti d’Altura della classe Thaon di Revel, mentre Fincantieri ha aperto anche canali con Malesia e Filippine. La vendita della Garibaldi non è quindi un episodio isolato, ma parte di una strategia commerciale che porta il nostro sistema a liberarsi dei propri asset storici mentre altri Paesi emergenti li trasformano in strumenti di potenza. Per l’Italia resta l’amaro paradosso: la nave che per decenni ha rappresentato l’orgoglio e la capacità di proiezione del Paese avrebbe potuto diventare un polo museale e culturale, un simbolo del legame con il mare e il Mediterraneo. Genova, Taranto e La Spezia si erano candidate ad accoglierla. Invece la Garibaldi salpa verso l’Indonesia, destinata a un futuro hi-tech che non parlerà più italiano. La differenza è tutta qui: mentre Roma monetizza e dismette, Giacarta investe e progetta. L’Italia archivia il passato, l’Asia costruisce il futuro.

Vincenzo Monti

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