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Quando Ungaretti era fascista (e pure Ingrao)

by Mario Bernardi Guardi
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UngarettiRoma, 30 apr – Ragazzi, che anno il 2015! Tanto per dire, si celebra il 70° della Liberazione. Tanto per (non) dire, (non) si celebra l’80° dell’”Antologia dei poeti fascisti”. Che uscì, appunto, nel 1935, anno del Super-Consenso. Consentivano tutti. Gli intellettuali, poi, si cimentavano col “di tutto e di più”, a gloria ed onore della Rivoluzione Fascista.

L’ha ricordato di recente Vittorio Sgarbi che, ospite fisso della trasmissione di Nicola Porro “Virus”, ha bacchettato la Boldrinova in fregola di sbianchettamenti in zona Eur (è intollerabile, proclama sdegnata la Presidente- Presidenta della Camera, vedere obelischi a firma Dux!), ricordandole che ci sono vincoli di legge a tutela del nostro patrimonio storico artistico-culturale.

L’incontenibile Sgarbi, a riprova di quanto gli italici intellettuali abbiano la vocazione a “viver due volte” (per dirla con Mirella Serri, autrice del saggio I Redenti, Corbaccio, dove si fa pelo e contropelo a scrittori, artisti ecc. ecc., prima camerati, poi compagni), ha scelto come “incipit” della trasmissione una poesia celebrativa del Regime, inserita nella citata Antologia. L’ha letta, restituendone intatta la magniloquenza, e poi, mentre un ghignante Porro fingeva di non crederci, ha rivelato il nome dell’autore della lirica: Pietro Ingrao, vale a dire la Splendida Esemplare Intramontabile Icona della Resistente Repubblica.

Bè, ragazzi, Ingrao era in buona compagnia. Tanti i poeti camerati antologizzati. Su tutti spicca il Padre della Poesia Pura. Scommettiamo che…? Sì, avete indovinato: Giuseppe Ungaretti, fascistissimo della primissima ora, al punto che una volta ebbe a confessare che amava tanto la sua mamma (anzi, per dirla col toscano Beppe, la “su’ mamma”) perché il volto della genitrice assomigliava a quello di Mussolini.

Ungaretti dà il suo fascio-contributo con “Epigrafe per un caduto della Rivoluzione”, una lirica inserita nella raccolta “Sentimento del tempo”. La potete trovare nel Meridiano Mondadori dedicato allo scrittore lucchese (ma nato ad Alessandria d’Egitto come un altro fascio doc: Filippo Tomm
aso Marinetti), ma noi in ogni caso ve la proponiamo. A futura memoria degli immemori/smemorandi:

Ho sognato, ho creduto, ho tanto amato

Che non sono più di quaggiù.

Ma la bella mano che pronta

Mi sorregge il passo già inerme,

Mentre disanimandosi

Mi pesa il braccio che ebbe volontà

Per mille

È la mano materna della Patria.

Forte, in ansia, ispirata,

Premendosi al mio petto,

Il mio giovane cuore in sé immortala.

…Ci manca solo: viva l’Italia! Lo diciamo noi.

Mario Bernardi Guardi

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