Roma, 13 dic – Stipendi a rischio, nessun trasferimento, mancate promozioni. La “classica” ricetta di un’azienda in crisi? Nient’affatto: sono le minacce di Ryanair ai propri dipendenti qualora decidessero di aderire allo sciopero del trasporto aereo proclamato per il prossimo 15 dicembre.

Leggi anche – Contratti capestro, turni massacranti e piloti in fuga: cosa succede in Ryanair?
Alle prese con difficoltà gestionali – che per ora non sembrano però aver colpito i conti della compagnia – che hanno portato già alla cancellazione di migliaia di voli nei prossimi mesi, Ryanair tenta così la carta delle minacce senza troppi giri di parole. Una scelta che riporta le lancette delle relazioni industriali indietro di decenni (se non di più), alzando la lancetta dello scontro non solo con lavoratori e sindacati: di lettera “indegna” ha parlato il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, aggiungendo di ritenere che “si dovrebbe intervenire, non si può stare su un mercato, prendere i vantaggi e non rispettare le regole”, mentre l’autorità garante degli scioperi ha bollato la lettera come “una dichiarazione anticostituzionale”.
Filippo Burla