Roma, 13 dic – Stipendi a rischio, nessun trasferimento, mancate promozioni. La “classica” ricetta di un’azienda in crisi? Nient’affatto: sono le minacce di Ryanair ai propri dipendenti qualora decidessero di aderire allo sciopero del trasporto aereo proclamato per il prossimo 15 dicembre.
Lo sciopero, indetto dal sindacato Alialia Anpac, coinvolge oltre all’ex compagnia di bandiera anche il personale di Vueling, Enav e appunto Ryanair e prevede che piloti, assistenti di volo e controllori incrocino le braccia dalle 13 alle 17 di questo venerdì. Il vettore irlandese non ci sta e, nella lettera che il direttore del personale Eddie Wilson ha inviato a tutti i dipendenti italiani, minaccia esplicitamente chi dovesse astenersi dal lavoro: “Ci aspettiamo che tutti i piloti siano regolarmente al lavoro”, si legge nella missiva, la quale spiega che “qualsiasi azione intrapresa da ogni dipendente” potrebbe risultare “nella perdita degli aumenti di stipendio e del diritto a richiedere trasferimenti o promozioni“.
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Alle prese con difficoltà gestionali – che per ora non sembrano però aver colpito i conti della compagnia – che hanno portato già alla cancellazione di migliaia di voli nei prossimi mesi, Ryanair tenta così la carta delle minacce senza troppi giri di parole. Una scelta che riporta le lancette delle relazioni industriali indietro di decenni (se non di più), alzando la lancetta dello scontro non solo con lavoratori e sindacati: di lettera “indegna” ha parlato il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, aggiungendo di ritenere che “si dovrebbe intervenire, non si può stare su un mercato, prendere i vantaggi e non rispettare le regole”, mentre l’autorità garante degli scioperi ha bollato la lettera come “una dichiarazione anticostituzionale”.
Filippo Burla