Roma, 18 nov – Terrorismo e mercati finanziari. Un’associazione “pericolosa”, capace di riempire le prime pagine nei giorni successivi agli attacchi e alle stragi. La leva dell’incertezza può essere micidiale per l’irrazionalità degli operatori, che possono determinare autentici scivoloni con gli indici costretti al ribasso solo per una generica paura.
E però, se la correlazione fosse ancora più profonda? O addirittura se il paradigma fosse proprio il contrario, cioé i mercati capaci di anticipare la paura connessa alle stragi terroristiche degli ultimi anni, in qualche modo quindi prevedendole? L’ipotesi – suggestiva e inquietante allo stesso tempo – è alla base dello studio “The VIX Index Always Predicts Terrorist Attacks”, realizzato da Stefano Fugazzi per ABC Economics.
L’analisi prende in considerazione il Vix, l’indice misura la volatilità del S&P 500 di Wall Street ed è per questo che viene anche definito come “indice della paura”. Il Vix è stato messo in correlazione con i più sanguinosi eventi accaduti fra Stati Uniti ed Europa negli ultimi anni: dalle Torri Gemelle alle bombe alla stazione di Madrid del 2004 agli attacchi a Londra poco più di un anno dopo, per arrivare fino agli ultimi accadimenti che hanno visto (prima con Charlie Hebdo e poi con gli ultimi recenti fatti) Parigi per protagonista.
Il caso delle Twin Towers assume il ruolo del paradigma: dall’11 settembre in avanti la volatilità è schizzata verso l’alto. Un andamento del tutto atteso e che però non si conferma negli eventi successivi. Anzi, semmai è il contrario: in tutti i casi l’indice prima sale, per poi – una volta verificatosi i fatti – scende. E’ successo per Madrid, per Londra, per Charlie Hebdo e per i tragici eventi dei giorni scorsi.
Lo studio non ha ovviamente elementi per corroborare la tesi per cui i mercati “sapessero”. E infatti si limita a prendere atto della correlazione esistente, la quale potrebbe “essere dovuta – si legge nel testo – al caso o ad altri elementi” che avrebbero potuto “determinare un aumento del Vix prima degli attacchi terroristici”.
I mercati, tuttavia, pur nella loro irrazionalità e nel caos delle crisi di panico sanno comunque sempre bene come muoversi. “Compra sulle voci, vendi sui fatti” (Buy on rumor, sell on news) è uno dei motti che circolano fra le stanze della borsa americana. Un modo di dire capace di spiegare perché spesso la prevista euforia non si verifica, perché è già stata scontata nei giorni precedenti con rialzi preventivi. E viceversa. Forse i risultati dell’analisi di Fugazzi sono davvero imputabili solo al caso. Ma se così non fosse, lo scenario sarebbe inquietante.
Filippo Burla