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Baggio, frecciata agli “ex colleghi”: “Non sapevano fare tre palleggi e ora …”

by Ilaria Paoletti
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Roberto Baggio

Roma, 7 mag – Roberto Baggio, il Divin Codino, parla di sé, del proprio passato e del proprio presente e, ovviamente di calcio in una recente intervista. Tra la malinconia degli stadi senza pubblico e una “frecciatina” ai colleghi divenuti commentatori, l’ex nazionale offre come sempre uno spunto inedito sullo sport.

Baggio: “Calcio senza pubblico? Tristissimo”

“Il calcio senza pubblico è tristissimo, mi fa piangere” dice intervistato per Il Venerdì di Repubblica. “Non guardo le partite, non mi divertono quasi mai. Mi dette disagio dare giudizi sugli altri, non vado in tv. Vedo colleghi che sentenziano da professori, ma me li ricordo incapaci di fare tre palleggi con le mani”. Questa frase, nello specifico, ha gettato i social nella totale confusione: per molti, infatti, il riferimento sarebbe a Lele Adani che dall’emergere delle dichiarazioni è pure entrato – suo malgrado – nei trend topic di Twitter.

“Spacco legna, uso il trattore: la vita più bella”

“In questo calcio sarei più competitivo perché gli attaccanti sono più protetti” dice ancora Baggio “Quelli che senza pallone si sentono appagati e felici sono dei falliti? Lasciare il calcio mi ha ridato vita e ossigeno. Stavo soffocando, troppo dolore fisico“. Il Divin Codino è felice della sua vita e sembra avere una grande saggezza: “​Faccio la cosa più bella, sono a contatto con la natura. Spacco la legna, uso il trattore e la sera sono così stanco che mi gira la testa. Totti non voleva smettere, io non vedevo l’ora. Ibrahimovic è della stessa pasta di Francesco”.

“Non mi perdono il rigore di Usa ’94”

Poi Roby Baggio parla dell’amarezza lasciatagli dalla morte di Paolo Rossi: “La sua morte è stata ingiusta, si era rifatto una vita anche lui e meritava di avere più tempo. Se da Maradona ti aspettavi una fine improvvisa, da lui no”. Poi, il solito rimpianto: “Ancora non mi perdono il rigore sbagliato nella finale del Mondiale di Usa ’94 contro il Brasile. Non c’è religione che tenga, quel giorno avrei potuto uccidermi e non avrei sentito niente”.

L’affetto per Mazzone

Dopo i colleghi commentatori, l’ex Juve e Brescia si toglie qualche sassolino dalla scarpa con gli allenatori (non tutti): “Arrigo Sacchi non mi portò agli Europei del 1996 per dimostrare che gli schemi sono più importanti dei giocatori: non è arrivato ai quarti di finale… Non ce l’ho con gli allenatori, ma l’unico con cui mi sono trovato bene è Carletto Mazzone: un uomo libero e realizzato che non si metteva in competizione con i calciatori”.

Ilaria Paoletti

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