Roma, 27 lug – Se ci sono due squadre che per storia e ambizione sono chiamate a migliorare rispetto alla passata stagione, queste rispondono al nome di Juventus e Milan. I bianconeri, senza impegni continentali, dopo aver tenuto testa all’Inter fino a inizio febbraio, si sono sciolti come neve al sole. Il Diavolo, invece, oltre a non essere mai veramente entrato nella lotta scudetto ha deluso anche in Champions. Rimanendo a bocca asciutta pure in Europa League e Coppa Italia (trofeo conquistato dalla Vecchia Signora). Allenatori, calciatori e idee di gioco: tanto sta cambiando dalle parti di Vinovo e Milanello. Ma andiamo con ordine.
Thiago Motta, ovvero rompere con il recente passato
Rivoluzione, così viene definito ogni processo che – anche gradualmente, ma non è questo il caso – vada a mutare profondamente un certo ordine costituito. Undici lettere per descrivere tutta la differenza che ci può essere tra il consolidato pragmatismo di Allegri e le fresche idee di Thiago Motta, nuovo allenatore della Juventus. Ma anche tra il lungo e vincente curriculum vitae del livornese e le poche panchine (un centinaio) collezionate finora dall’italo-brasiliano.
Cambierà ovviamente l’impostazione tattica. Gioco di dominio, lo chiamano gli addetti ai lavori. Al di là del modulo – più 4-2-3-1 che 4-3-3 – sappiamo che le squadre dell’ex bolognese spesso e volentieri hanno spinto per vie centrali. Madama muterà tanto anche negli interpreti, a partire dall’estremo difensore: in porta ecco Di Gregorio, miglior portiere della scorsa Serie A, acquistato (anche) perché sa giocare egregiamente con i piedi.
In mezzo i muscoli di Douglas Luiz e Khépren Thuram saranno chiamati a non far rimpiangere l’addio di Rabiot. Poi – anche in ottica nazionale – ci sono un Locatelli da recuperare (al pari di Chiesa) e Fagioli, in pratica un nuovo acquisto. Davanti la certezza è Vlahovic, il giovane Yildiz – dopo quanto fatto intravedere nei mesi scorsi – il potenziale uomo in più.
Fonseca e mezza squadra da rifare
Dalla Juventus al Milan. Primo comandamento dopo le montagne russe della passata stagione, equilibrio. Partiamo quindi dal mercato, appena decollato in casa rossonera con l’annuncio del centravanti: Alvaro Morata porterà carattere ed esperienza (anche) internazionale. Capitano della Spagna campione d’Europa, non è mai stato un attaccante da venti gol a stagione ma sa come far giocare la squadra.
Arriverà sicuramente un difensore centrale (mentre scriviamo Pavlovic pare vicinissimo) e un altro terzino. Serve senza meno un mediano e possibilmente un ulteriore profilo offensivo da schierare sulla trequarti. Il nuovo allenatore Paulo Fonseca potrà però contare fin da subito su chi – Reijnders, Loftus-Cheek, Pulisic – ha già digerito l’impatto con la Serie A. C’è tanta curiosità poi sulla crescita dei diamanti del settore giovanile Liberali e Camarda.
Per caratteristiche il Diavolo – al contrario della Vecchia Signora – sarà ancora portato a spingere sulle fasce: meno costruzione dal basso e palla il più velocemente possibile nella metà campo avversaria. Prima del (bel) gioco andrà eliminata tutta quella serie di errori – amnesie individuali e meccanismi di reparto – che nella scorsa annata hanno significato sanguinose perdite di punti preziosi.
Juventus e Milan, obbligate a provarci
Juventus e Milan restano – per dirla con Capello – dei cantieri aperti. Ma dovranno essere loro, almeno potenzialmente, le prime inseguitrici dei campioni d’italia. Difficile lo faccia l’Atalanta, più probabile che si possa inserire un Napoli galvanizzato dall’effetto Conte.
È vero l’Inter riparte dai venti punti di distacco della passata stagione e da diverse certezze (allenatore, blocco squadra, convinzione nei propri mezzi). Ma ogni campionato ha una storia a sé. L’Europeo ha poi confermato che, insomma, la rosa della Beneamata non proviene proprio da un altro pianeta. Lo stesso Lautaro ha deciso la Coppa America ma nella sua Argentina ha giocato con il contagocce. Da qui al 25 maggio c’è ancora tanta, tantissima strada da fare…
Marco Battistini