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Così l’Ue rischia di danneggiare i coltivatori di caffé

by Giuseppe De Santis
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Ue caffé

Roma, 27 lug – Non è certo un mistero che le direttive dell’Unione europea spesso danneggino le vite dei cittadini e impongano oneri eccessivi sulle imprese. Quindi non deve sorprendere se l’ultima iniziativa dei burocrati comunitari rischia di far fallire migliaia di coltivatori di caffe’ in Africa.

L’Ue contro i coltivatori di caffé

C’e’ da dire che lo scopo della direttiva sarebbe in teoria nobile, visto che si pone come obiettivo quello di prevenire la deforestazione e assicurarsi che i produttori di caffé acquistino questo prodotto solo da aziende agricole che non danneggiano le foreste. Il problema però è il solito: il modo con cui sta per essere varata arrecherà più danni che benefici.

Per capire il perché,  basti considerare che i coltivatori di caffé che intendono vendere il loro prodotto ai paesi della Ue devono fornire una mappa aggiornata dei loro campi usando i dati forniti dai satelliti. Questo al fine di dimostrare che non coltivino sia il caffé che altri prodotti in aree dove sono stati tagliati gli alberi. Molti coltivatori non conoscono la dimensione dei loro campi, dal momento raccolgono le fave di caffé proprio nelle foreste. Di conseguenza, non possono permettersi di pagare le società specializzate che forniscono mappe satellitari. Le spese sono così tante che il rischio di fallimento è sempre dietro l’angolo.

I finti aiuti comunitari

Idealmente la Ue dovrebbe dare aiuti economici a questi coltivatori proprio per far fronte a queste spese, ma al momento non è previsto nulla: il fallimento di molte di queste aziende potrebbe fomentare ulteriormente la poverà nell’area e, di conseguenza, anche un’ulteriore esplosione del fenomeno dei cosiddetti “migranti economici”.

Inoltre se questo non fosse abbastanza c’è anche la possibilita’ che la torrefazione, che ora avviene nella Ue, possa essere trasferita altrove, come ha spiegato molto bene Giuseppe Lavazza, il titolare della popolare azienda omonima, che in una intervista al Daily Telegraph ha spiegato la sua contrarietà a questa nuova direttiva.

Giuseppe De Santis

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