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Supercoppa, è l’asse italiano che ha trascinato l’Inter

by Marco Battistini
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dimarco, inter

Milano, 19 gen – Dominatrici assolute fino allo scorso maggio, Milan e Inter si sono giocate ieri sera il primo trofeo del 2022/23. Campioni d’Italia contro detentori della coppa nazionale per il derby meneghino numero duecentotrentaquattro. Ma “solo” il secondo giocato in Supercoppa. Una dozzina d’anni or sono a spuntarla furono i rossoneri – anche allora con lo scudetto sul petto – in una calda serata cinese d’inizio agosto. Questa volta, nell’altrettanto discutibile cornice saudita, sono stati i nerazzurri ad avere la meglio. L’Inter, bissando il successo di dodici mesi fa, quando a San Siro sconfisse all’ultimo respiro la Juventus, si è quindi presa una piccola rivincita. Ma andiamo con ordine.

Milan-Inter, le formazioni

Scendono in campo due squadre che – nonostante i successi della scorsa annata – presentano evidenti problemi. Il Milan sembra essersi smarrito: il finale contro la Roma, l’eliminazione in Coppa Italia, il primo tempo da incubo di Lecce. Non arrivano meglio i cugini che, archiviato l’importante successo sul Napoli, hanno dimostrato una preoccupante involuzione sul piano del gioco. Distratti a Monza, insufficienti con il Parma, sofferenti al cospetto del non irresistibile Hellas.

Soliti schieramenti: 4-2-3-1 per il Diavolo, 3-5-2 la Beneamata. Pioli con il danese Kjaer al fianco di Tomori, Bennacer vicino a Tonali e Messias preferito a Saelemaekers. Inzaghi affida le chiavi della difesa ad Acerbi e le – fondamentali – fasce a due protagonisti (anche) dell’ultima edizione: i milanesi Darmian e Dimarco. Davanti la coppia “obbligata” Dzeko – Lautaro.

Supercoppa, Dimarco indirizza il derby: vince l’Inter

Nel triste spettacolo di uno stadio con tante zone senza spettatori – si parla di trecento volenterosi provenienti dall’Italia – esordisce il fuorigioco semi-automatico (in campionato verrà adottato dalla prima giornata di ritorno).

Novità tecnologica subito al lavoro. Dieci minuti contratti e Darmian verticalizza: la palla arriva a Barella che in linea con l’ultimo rossonero libera Dimarco. Il mancino educato deve solo spingerla dentro. L’uno a zero porta con sé venti minuti tinteggiati di (ner)azzurro. Al ventesimo Bastoni per Dzeko, il bosniaco si libera elegantemente in area e raddoppia. Ancora Inter, fino alla mezz’ora. Poi il ritmo cala e il Milan – sterilmente – prende campo.

Il riposo fa bene al Diavolo, per lo meno nella ripresa si fa vedere dalle parti di Onana. La Beneamata controlla ma, con una retroguardia distante anni luce dalla trincee di contiana memoria, basterebbe un episodio per cambiare l’inerzia della gara. Con il passare dei minuti però la spinta di Tonali e soci si affievolisce. A un quarto d’ora dal termine ci pensa Lautaro a chiudere ogni discorso, capitalizzando al meglio un preciso lancio proveniente dalle retrovie.

Simone Inzaghi, arriverà il salto di qualità?

L’Inter vince meritatamente la settima Supercoppa della sua storia. Raggiungendo proprio i cugini, la cui ultima affermazione nel torneo è datata 2016. Guida questa classifica la Juventus, a quota nove.

Riad ancora una volta propizia per Simone Inzaghi. Proprio qui, nel dicembre 2019, la sua Lazio sorprese – sempre nella terza competizione italiana per importanza – l’allora (quasi) imbattibile Vecchia Signora. Quarta vittoria, raggiunti due mostri sacri come Lippi e Capello. È la terza coppa dell’avventura milanese . Ora ci si rituffa subito in campionato. Pioli è chiamato a risollevare i suoi uomini chiave e rialzare subito la testa. Ma anche per il Biscione il Napoli sembra imprendibile. Vincere aiuta a vincere: rimane la Coppa Italia e una Champions League in cui fare almeno bella figura. O forse no. Per l’ex tecnico biancoceleste è arrivato il momento del salto di qualità?

Marco Battistini

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