New Delhi, 2 feb – “Ogni decisione sul caso può avere un impatto sulle relazioni generali tra l’Unione Europea e l’India e verrà valutata attentamente”, queste la parole di Josè Manuel Barroso durante la conferenza stampa con Enrico Letta avvenuta in seguito alla visita della delegazione del governo a Bruxelles, in merito alla vicenda dei due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. L’Italia ha dovuto aspettare “solo” due anni perché l’Europa prendesse una posizione a riguardo. Ed ovviamente l’avvicinamento delle elezioni europee non ha influenza su questa improvvisa sveglia.
Ovviamente questa “presa di posizione”, è accolta con giubilo dalla politica nazionale che, salvo qualche boutade populistica, ha dimostrato una sgradevole freddezza ed ambiguità sulla vicenda. “La solidarietà dei partner Ue è importantissima per una soluzione che pensiamo possa arrivare e speriamo arrivi nei tempi più brevi possibile” ha affermato successivamente il premier Enrico Letta.
Intanto, L’udienza di qualche giorno fa per la richiesta della polizia investigativa indiana Nia, di trasferire il caso dei due marò Salvatore sotto la tutela del tribunale speciale di Nuova Delhi è stata rinviata al 25 febbraio. Il ministro De Mistura ha definito “auspicabile” questo rinvio in quanto “riteniamo importante la risposta che dovrebbe darci il 3 febbraio la Corte Suprema alla nostra petizione del 13 gennaio”.
Il giudice Darmesh Sharma, della “session court” di New Delhi, ha optato per questo rinvio in considerazione del fatto che domani è attesa una udienza per il ricorso italiano presso la Corte Suprema contro l’eventuale applicazione per il caso della legge per la repressione della pirateria (Sua Act) che, ricordiamo, prevede anche la pena di morte. Secondo quanto riportato dall’Indian Express, il governo indiano ha chiesto al ministero della Giustizia di rivedere il suo parere circa l’applicazione di questa legge emessa per affrontare terrorismo e pirateria e non certo ad incidenti di questo tipo.
”Le autorità governative e giudiziarie indiane si rendano conto che i nostri fucilieri di marina devono tornare a casa per poter seguire da uomini liberi lo sviluppo di queste indagini”, con queste parole il ministro della Difesa Mario Mauro ha commentato questo ennesimo rinvio. Anche questa presa di posizione appare tardiva soprattutto dopo quanto successo per il primo rientro in Patria dei due fucilieri di marina.
Sono passati due anni da quel fatidico 15 febbraio del 2012 ed ancora non esistono prove ed accuse consistenti nei confronti dei marò, fatto già di per sé più che esplicativo. Intanto in Italia monta sempre più lo sdegno per quanto accaduto e sono diverse le manifestazioni di protesta e sostegno che associazioni e semplici cittadini organizzano su tutto il territorio nazionale per acclamare, per citare le parole di La Torre ,“ un ritorno In patria con dignità” dei nostri soldati.
Cesare Dragandana