Roma, 7 mag – Via libera alle messe in chiesa, ma niente lezioni a scuola fino a settembre. Quanto deciso oggi dal governo può essere sintetizzato così, in modo tanto lapidario quanto veritiero. Un fedele cattolico potrà infatti tornare a vivere fisicamente la celebrazione eucaristica dal 18 maggio, grazie all’accordo raggiunto tra il premier Giuseppe Conte e il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. Il Protocollo, firmato anche dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, prevede una serie di prescrizioni ad hoc per garantire sicurezza e distanziamento sociale. Si potrà dunque andare a messa a ingressi contingentati, sarà comunque obbligatoria la mascherina e non potranno accedere in chiesa coloro che hanno una temperatura corporea pari o superiore ai 37,5° centigradi.
Altro che droni
Dunque il parroco dovrà individuare la capienza massima all’interno dell’edificio religioso e alcuni volontari vigileranno sul numero massimo di presenze consentite, affinché non si verifichino assembramenti. Non voleranno insomma droni a monitorare gli spostamenti tra una panca e l’altra, né sono previsti blitz delle forze dell’ordine per scacciare qualche incauto partecipante al rito che potrebbe azzardare lo scambio di un segno di pace. Facili ironie a parte, il fatto che il governo sia venuto incontro alle pressanti richieste del Vaticano avrebbe un senso nel caso in cui avesse usato lo stesso metro nei confronti dei lavoratori italiani. Non si capisce insomma perché un cattolico possa legittimamente andare a messa la domenica, seduto assieme ad altri fedeli all’interno di una chiesa, mentre diverse attività commerciali non potranno riaprire neppure facendo entrare un cliente alla volta.
Scuole virtuali e realtà fisiche
Qual è la ratio di questa scelta? La discriminazione di massima salta agli occhi senza troppo piroettare sul tema delle necessità spirituali e materiali. In tal caso, a voler indugiare, si scoperchierebbe un gran bel vaso di Pandora con scontri all’arma bianca sul nomos delle priorità. Ma non c’è Pindaro che tenga di fronte all’incredibile vassallaggio di certuni, incapaci di seguire una rotta nazionale allorché si abdica al principio della sovranità nazionale. Per questo viene soprattutto da chiedersi, di fronte a questa repentina svolta sulla messa, come mai il governo tenga al contrario chiuse le scuole fino a settembre.
Non ci soffermeremo sulle indecifrabili intenzioni del ministro Azzolina, dedita a escogitare bizzarri piani di ripresa dell’attività didattica negli istituti tra porte girevoli e clessidre. Lo chiediamo direttamente al premier Conte, ammesso che non abbia approntato una task force apposita anche per la scuola (ah già, lo ha fatto sul serio). Il primo ministro evidentemente ritiene che gli studenti non possano stanziare, con l’opportuno distanziamento, all’interno di un’aula ai tempi del coronavirus. E viceversa possano farlo senza alcun problema se vestono i panni dei fedeli in chiesa. Ordunque per il governo italiano l’istruzione resta virtuale, mentre la trascendenza sacrale non può attendere la realtà fisica.
Eugenio Palazzini
3 comments
In chiesa con mascherine e guanti.
C’è qualcosa che non mi convince.
Ma chi svrive sa di che parla?
Si possono paragonare 30 persone in una chiesa generalmente enorme a 30 persone in un’aula scolastica? Una messa dura 45 50 minuti… una giornata di lezione 5 ore o 6…
Ma che polemica è?
[…] Author: Il Primato Nazionale […]