L’indagine è iniziata monitorando alcuni account Facebook, che si è scoperto essere tutti riconducibili ai 4 arrestati. Dall’analisi dei files log dei vari profili del social network, la Polizia Postale è potuta arrivare a identificare gli utilizzatori successivamente localizzati a Milano. Per connettersi a internet e non lasciare traccia i 4 utilizzavano quasi sempre reti wireless che ne assicuravano l’anonimato.
Durante la conferenza stampa in cui sono stati presentati i risultati dell’indagine, il procuratore Luigi De Ficchy ha spiegato che l’operazione Da’Wa ha avuto una finalità di prevenzione poiché non si è riscontrato un pericolo imminente di attacchi terroristici pianificati dai 4 arrestati: “inneggiavano alla guerra santa, al martirio e alla Jihad con l’obiettivo di fare proselitismo. L’intenzione era entrare nelle coscienze di coloro con cui entravano in contatto. C’era anche l’intenzione di far cambiare loro gli stili di vita verso l’Islam radicali, per portarli nei luoghi in cui si combatte ossia in Siria e in Iraq. Il livello di pericolosità è elevato perché il passaggio ad azioni violente è difficile da prevedere”.