al-qaeda carcereRoma, 10 gen – Faceva proselitismo in carcere, dove fra mancate espulsioni e reclusi per vari reati (dallo spaccio alla criminalità comune) la presenza immigrata è sempre più forte e che già in Francia rappresenta un bacino di consensi per il reclutamenti di potenziali terroristi. Così è finito a sua volta in carcere uno straniero residente nel Lazio legato ad Al-Qaeda.

Le indagini sono partite dopo la morte di Anis Amri e hanno permesso di svelare una rete di relazioni legate agli agganci di Amri in Italia. Da queste è poi partita l’operazione “Blak Flag”, coordinata dal vicequestore di Roma Mauro Fabozzi, che ha fatto scattare numerosi arresti e perquisizioni in tutto il Lazio. Al vertice della struttura vi sarebbe un magrebino, a detta degli inquirenti affiliato al gruppo Ansar al-Sharia, vale a dire la diretta emanazione di Al-Qaeda in Libia, condotto in carcere dagli uomini della Polizia.

“Questa operazione – spiegano gli inquirenti – dimostra come il carcere sia un luogo di aggregazione per diffondere ideologie terroristiche”.

Nicola Mattei

Ti è piaciuto l’articolo?
Ogni riga che scriviamo è frutto dell’impegno e della passione di una testata che non ha né padrini né padroni.
Il Primato Nazionale è infatti una voce libera e indipendente. Ma libertà e indipendenza hanno un costo.
Aiutaci a proseguire il nostro lavoro attraverso un abbonamento o una donazione.

La tua mail per essere sempre aggiornato

Commenta