Roma, 14 giu – Inizia la decima e conclusiva puntata della prima stagione di MobLand e partono le note di The Beast in Me di Johnny Cash e abbiamo il presentimento di stare assistendo alla serie televisiva dell’anno. Sì, perché MobLand continua idealmente il percorso iniziato nel 1980 con Quel lungo venerdì santo, con il quale tra l’altro ha in comune Helen Mirren e Pierce Brosnan.
Una tragedia shakespeariana
Creata da Ronan Bennett, scrittore di Belfast con un passato da militante dell’IRA, che l’ha scritta insieme a Jez Butterworth, e prodotta da quel genio di Guy Ritchie (che quando ci si impegna, come in questo caso, non sbaglia un colpo), MobLand parte dal territorio ormai consolidato dell’universo che Ritchie ci ha fatto conoscere ed amare fin dai tempi di Lock & Stock e Snatch: sottobosco criminale londinese, gangster efferati, straordinari personaggi di contorno, musica di impatto, estrema cura nel vestiario e tanto tanto humor nero.
Protagonista è Harry Da Souza (Tom Hardy), fixer (vale a dire risolutore di ogni tipo di problema) della famiglia mafiosa di origine irlandese degli Harrigan, il cui capo famiglia Conrad, interpretato da Pierce Brosnan, è sposato con Maeve (Helen Mirren). Storici rivali degli Harrigan sono gli Stevenson di Londra Sud, il cui capo Richie è interpretato da Geoff Bell. La tregua armata ha però termine quando il rampollo degli Harrigan uccide quello degli Stevenson e da allora tutto precipita come in una tragedia shakespeariana, mostrando limiti e debolezze di due imperi probabilmente morenti.
Mobland, come un orologio svizzero
La storia, anche se all’apparenza non racconti nulla di nuovo, è scritta talmente bene da sembrare un orologio svizzero, tanto da lasciare incollati dal primo istante della prima puntata all’ultimo istante di quella conclusiva (veramente arduo non divorarle una dopo l’altra), con colpi di scena frequenti ma mai esagerati. Ma la reale forza, che la fa elevare rispetto agli altri prodotti di genere, è la qualità della recitazione.
Tom Hardy è semplicemente perfetto nel ruolo del risolutore, combattuto tra la sua fedeltà alla famiglia mafiosa e l’amore per la moglie e la figlia, proprio nel bel mezzo di una grave crisi matrimoniale. Pierce Brosnan ed Helen Mirren sono semplicemente una coppia perfetta in stato di grazia attoriale: lui il boss spietato che però non si rende conto di stare perdendo i colpi e di essere sulla via della demenza senile, lei una vera psicopatica, le cui azioni sono spesso deleterie anche per gli stessi Harrigan. E poi c’è uno dei loro figli, Paddy Considine, straordinario attore che ci regala il ruolo forse più commovente degli ultimi anni. Inoltre la musica è sempre adeguata ad ogni situazione, a partire dalla bellissima Starburster dei Fontaines D.C. dei titoli di testa.
“Siamo tutti mostri”
Il finale, come accade praticamente sempre, è ovviamente aperto, ma in questo caso non è affatto un male, perché la prima stagione di MobLand ci dà la sensazione di essere solo all’inizio di una grande saga, con nuovi carismatici personaggi che spuntano all’orizzonte. Speriamo solo di non dover aspettare a lungo e che questo immenso potenziale non venga dilapidato, ma se il cast dovesse essere quasi in toto confermato, francamente sono molto ottimista. Tra L’arte della guerra di Sun Tzu, Macbeth di William Shakespeare e l’Agamennone di Eschilo, come ci ricorda Harry Da Souza: “Siamo tutti mostri”.
Roberto Johnny Bresso