Piacenza, 28 apr – Nella giornata di sabato 26 aprile si è svolta, presso l’Hotel Euro di via Colombo, la conferenza di presentazione del libro Le vite delle donne contano di Francesca Totolo. Presenti l’autrice del libro, il consigliere comunale e avvocato Sara Soresi. In video-collegamento, Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro. Manuel Radaelli, presidente dell’Associazione “Rete” Casa e Sociale, ha presentato la conferenza. Alla fine della presentazione, inoltre, ha tenuto a precisare in maniera netta la sua posizione riguardo le polemiche sull’iniziale concessione della sala comunale di via Musso, con attacchi diretti alla Giunta comunale.
Un evento straordinariamente riuscito
Totolo, Soresi e Radaelli, in una dichiarazione congiunta, esprimono profonda soddisfazione per il successo dell’evento. Una sala stracolma, che ha visto la partecipazione di oltre cinquanta persone: “Nonostante i tentativi di boicottaggio e di impedirci di dare voce alle vittime dell’immigrazione incontrollata, siamo riusciti comunque a presentare il volume alla presenza di un pubblico attento e partecipe. Sicuramente il comportamento incomprensibile da parte dell’Amministrazione ha creato alcune difficoltà. Tuttavia, con determinazione abbiamo dato modo ai piacentini di ascoltare una testimonianza diretta, come quella di Alessandra Verni, che ci ha emozionato col ricordo della figlia Pamela.”
“Abbiamo analizzato – continuano Totolo, Soresi e Radaelli – la correlazione tra immigrazione e aumento delle violenze nei confronti delle donne in Italia e in Europa. Andando a ricordare vittime dimenticate e taciute dalla stampa italiana e internazionale. Inoltre, abbiamo evidenziato come anche a Piacenza il problema della criminalità stia diventando un grave peso per i cittadini piacentini, preoccupati da questa ondata di violenza da parte di immigrati e italiani di seconda generazione.”
“Quanto alla Giunta – chiudono i relatori – ribadiamo la nostra profonda indignazione per il comportamento insensato, causando grave imbarazzo per la città di Piacenza, di fronte soprattutto a una testimone diretta di ciò che abbiamo trattato nella conferenza. Quanto meno, sarebbe stato gradita almeno la presenza di un rappresentante dell’Amministrazione.”
A Piacenza il libro di Francesca Totolo: l’ostruzionismo della sinistra
Manuel Radaelli, promotore dell’evento, ha inoltre rilasciato una sua nota personale riguardo lo spostamento dell’evento. “Alla fine, la Giunta ha ceduto alle pressioni esterne per tentare di impedire l’utilizzo della sala della Casa delle Associazioni di via Musso. Riferendosi ad errori di natura formale, anziché prendersi la responsabilità politica di negarci l’utilizzo. Non avendo quindi la convinzione di definirsi antifascisti.
Per tutelare noi come organizzatori e chi ha prenotato per assistere all’evento, anche assecondando la richiesta di Alessandra Verni, abbiamo deciso di cambiare sede a poche ore dalla conferenza. La revoca, stando ai quotidiani di sabato 26 aprile, è sopraggiunta (o almeno, sarebbe dovuta sopraggiungere) al termine della mattinata, quando tuttavia la nuova sede dell’evento era già stata decisa alcune ore prima. Questa situazione imbarazzante si è creata a pochi giorni dalla conferenza. E dopo due settimane dal momento in cui ho avuto da Auser il nulla osta per l’utilizzo della sala.
In data 5 aprile 2025, infatti, ho presentato via posta elettronica ad Auser il modulo presente sul sito del Comune per la richiesta di utilizzo della sala al fine di presentare il libro in oggetto. In data 7 aprile, Auser rispondeva positivamente alla richiesta di utilizzo, inviando le coordinate bancarie per il pagamento della somma di 50 euro. L’8 aprile, ho provveduto a pagare ad Auser il canone richiesto e quest’ultimi confermavano la ricezione della ricevuta bancaria. Oltre al modulo di richiesta citato, non ho dovuto sottoscrivere la “apposita dichiarazione” prevista dall’articolo 17 comma 3 del nuovo regolamento comunale per l’utilizzo delle sale, in particolare: “I soggetti richiedenti devono rilasciare apposita dichiarazione a favore della Costituzione e contro atteggiamenti di espressione fascista, razzista, sessista tipici delle ideologie assolutiste e totalitarie”. In sintesi, è vero che non ho sottoscritto il cosiddetto bollino antifascista. Ma neanche mi è stato chiesto di farlo”.
Piacenza: polemiche per la presentazione del libro di Francesca Totolo
«La gestione della sala riunioni della Casa delle Associazioni risulta essere in capo ad Auser e a loro la richiesta di utilizzo dev’essere inoltrata, come espressamente indicato sul sito del Comune di Piacenza. Motivo per il quale ho inoltrato la richiesta (accolta) direttamente all’indirizzo di posta elettronica di Auser. La sera del 22 aprile, l’Ufficio Partecipazione recapita prima una mail. Seguita la mattina seguente da Pec e telefonate sui miei canali. Segnalando che tutto sommato il modulo a me fornito era sbagliato (ed è colpa mia se ne accorgono dopo due settimane?) chiedendo di compilare un modulo allegato, che presentava tra le altre cose il bollino antifascista. E che avrebbe sostituito quello inviato due settimane prima.
Da loro dichiarazioni, risulta che sarebbe partito un nuovo iter di assegnazione della sala. Siamo sicuri che un paio di giorni sarebbero bastati per approvare l’utilizzo della medesima? Io no, motivo per cui non ho inviato il nuovo modulo compilato e firmato. In tutto questo, alla data del 14 aprile risultava presente sul sito del Comune (nella pagina della casa delle Associazioni) il modulo che io ho utilizzato. Alla data del 21 aprile, aprendo il modulo, si veniva rimandati a una pagina di errore. Due giorni dopo, incredibilmente e casualmente, il modulo che si apriva era quello aggiornato secondo il nuovo regolamento. E quindi, tra le altre cose, del bollino antifascista. Il Comune di Piacenza mi rispondeva in data 23 aprile. Nessun aggiornamento era stato apportato al sito e respingevano ogni accusa circa il tentativo di occultare documenti. Nessuna accusa, solo una constatazione.»
Nessuna firma di nessun bollino antifascista
«Come già scritto a inizio di questa nota, il tentativo di revocare la sala o di farci desistere, viene giustificato non per la mancanza del bollino antifascista. Quanto per un presunto errore di modulistica. Modulo da loro fornito, errore segnalato a 15 giorni dalla concessione e solo a seguito di pressione esterne! L’Amministrazione del Comune di Piacenza, ammettendo l’errore, dichiara di non conoscere e di non essere in grado di far applicare i regolamenti comunali. Penso questo basti per chiedere le dimissioni della Giunta. Consiglio, inoltre, di provvedere a far sistemare i siti istituzionali. Tra link che rimandano a “Pagina non trovata” e documenti allegati non disponibili, potrebbero generale nel cittadino, fruitore dei servizi, una gran confusione.
Come previsto dal regolamento da loro stessi approvato, i portali web dovevano essere aggiornati della corretta modulistica entro il primo marzo scorso. Perché allora non è stato fatto? Forse il bollino antifascista non era argomento tanto urgente quanto essenziale. Alla luce di questo, si dimostra una volta di più che questo antifascismo è solo argomento da campagna elettorale. E che a nessuno in Giunta interessa davvero dei presunti “valori” dell’antifascismo e anzi, si vergognano anche a definirsi tali. Infatti, bastava revocare subito la sala per mancata dichiarazione e adesione ai valori dell’antifascismo. Fossi convintamente antifascista, questa cosa mi farebbe molta rabbia. Ma sono sicuro che i movimenti e le associazioni che si erano mossi contro questa conferenza, proprio nel nome del bollino antifascista, non muoveranno un dito, in ottica di futuri e certi accordi elettorali».
Patrizio Podestà