
A pesare sono gli acquisti delle famiglie, che hanno perso quasi sette punti percentuali. La disoccupazione, invece, è praticamente raddoppiata: dal 6.1% di 8 anni fa al 12.1% odierno. “Il premier Renzi – spiega il direttore del centro studi degli artigiani mestrini, Paolo Zabeo – fa bene a trasmettere ottimismo e fiducia. La situazione, tuttavia, rimane ancora molto delicata. Per recuperare il terreno perso ci vorrà molto tempo. Se nel prossimo futuro il Pil crescerà di almeno 2 punti ogni anno, il nostro Paese tornerà alla situazione pre-crisi solo nel 2020″. La previsione è anch’essa decisamente ottimista: nel 2016 il Pil è dato in crescita dell’1.4%, troppo poco per tenere il passo con le indicazioni della Cgia. Ammesso, poi, che la stima sia affidabile: è dall’inizio della crisi che le congetture di inizio anno, alla prova dei fatti, si dimostrano poi sbagliate.
Perché si possa centrare l’obiettivo del +2% annuo, segnala la Cgia, è necessario ripartire dagli investimenti, che durante gli anni di crisi sono crollati del 27.4%: “Gli investimenti – spiega sempre Zabeo – sono una componente rilevante del Pil. Se non miglioriamo la qualità dei prodotti, dei servizi e dei processi produttivi siamo destinati ad impoverirci: senza investimenti, questo Paese non ha futuro“.
Filippo Burla