Atene, 11 ago – Dopo mesi di trattative, un referendum-truffa, l’allontanamento del ministro delle finanze Varoufakis e le indiscrezioni sul suo piano di uscita dall’euro, finalmente la Grecia di Tsipras ha raggiunto l’accordo che tanto ha fatto penare mercati e istituzioni del vecchio continente, portando a nudo tutte le loro ambiguità e facendo saltare la presunta patina di solidarietà di cui l’Europa si è ammantata sino ad ora
Più che un accordo, il piano sembra una strategia di gestione di un fallimento che punta sulle stesse leve che quel fallimento hanno causato. Nonostante i risultati del primo e del secondo, il terzo memorandum non si discosta infatti dalla linea rossa dell’austerità. A partire anzitutto dagli obiettivi di bilancio: sono sì resi più elastici e meno drastici rispetto a quelli ora in vigore, ma se alla Grecia è concesso di sforare quest’anno, dall’anno prossimo l’avanzo primario (attivo di bilancio, esclusi gli interessi sul debito) dovrà segnare +0.5%, che salirà al +1.75% del 2017 fino al +3.5% del 2018. Numeri impressionanti, soprattutto se si considera che l’economiaè stretta da una crisi ormai quinquennale che rende davvero difficile, in condizioni normali, pensare di poter soddisfare la richiesta.
Ma le condizioni non sono affatto normali: i creditori hanno richiesto la testa del sistema fiscale e di quello sociale della Grecia, ottenendole entrambe. Si prevedono a stretto giro di posta l’eliminazione dei benefici per le isole, pensati per attenuare in qualche modo gli extracosti che i cittadini di queste devono sostenere per gli approvvigionamenti di beni e servizi. Sul piatto anche l’abolizione progressiva delle pensioni anticipate e nuove, ulteriori privatizzazioni dopo che le passate non hanno permesso di ridurre di un solo euro l’immensa molte del debito che grava sulla pensiola. Nel mirino non poteva mancare l’evasione fiscale, con il rafforzamento dei poteri per la Sdoe, la guardia di finanza ellenica. Fra il menù delle proposte anche la riduzione dei contributi ad un’agricoltura già allo stremo e non potevano mancare le ovvie liberalizzazioni richieste a gran voce dall’Osce.
Brindano i mercati, con la borsa di Atene in recupero dopo i tonfi seguiti alla sua riapertura. Fiduciosi anche gli investitori, che sul mercato secondario con un’ondata di acquisti hanno fatto scendere di quasi 100 punti-base lo spread-monstre della Grecia, al di sotto della soglia psicologica dei 1000 punti. Festeggiano un po’ meno i cittadini, che si ritrovano di nuovo sotto la mannaia di un’austerità che ha condotto fin qui la loro nazione e non promette di riportarla ai livelli ante-crisi. Con una perdita del Pil di almeno il 30% del suo valore dal 2008 ad oggi il terreno perduto è ormai irrecuperabile. E puntare su ciò che ha portato a tale crollo verticale, una strategia suicida. Se è questa l’altra Europa di Tsipras, la vecchia era forse fin meglio.
Filippo Burla
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