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Industrie allo sbando: 159 tavoli di crisi aperti

by Cesare Garandana
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Luigi-Sbarra-CislRoma, 16 gen – E’ un dato di fatto, il futuro dell’ industria nazionale è in crisi e la politica in tale senso è stata inefficace se non assente.

La notizia non coglie certo impreparato l’interlocutore che vive quotidianamente il risultato di questa incuranza eppure, secondo il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra, “Si fa fatica a credere che, nonostante l’ importanza dell’ industria per il futuro del sistema Italia, una politica industriale efficace non è stata fatta negli anni della crisi e ancora stenta ad avere un profilo teorico-informativo e, soprattutto, operativo” commentando il dato ricavato dall’Osservatorio cassa integrazione e disoccupazione della Cisl che ha stimato circa 159 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico a inizio 2014 con 120 mila lavoratori coinvolti.

Secondo quanto si legge nel rapporto”Il numero degli esuberi ammonta in media al 15% dei lavoratori delle imprese, 18 delle quali  (per  un totale di circa 2.300 dipendenti) hanno dichiarato la cessazione di attività. Nel 2013 sono stati sottoscritti 62 accordi che hanno consentito di evitare oltre 12 mila riduzioni di organico”. Il fenomeno è esteso e trasversale, basti pensare che “ai tavoli di crisi vi sono aziende e marchi storici per il Paese, in tutti i settori produttivi: dall’ elettronica alle ceramiche, dal tessile alle energie rinnovabili, dalla chimica all’ elettrodomestico, fino all’ automotive”.

Come dicevamo nulla di nuovo all’orizzonte, l’unico elemento che stupisce  è proprio il tono sorpreso di Sbarra, soprattutto se si considera che il principale partito vicino alla Cisl, il Partito Democratico e per estensione tutti i suoi predecessori, hanno occupato per diverso tempo un posto in Parlamento contribuendo a dirigere il Paese in questa rotta disastrosa. Basti pensare che un suo elemento di spicco, Romano Prodi, è stato il principale autore dello smantellamento dell’IRI.

Ha comunque ragione Sbarra quando afferma che l’Italia necessita di “un progetto di politica industriale che punti alla ricerca e alla innovazione, sia per rivitalizzare settori tradizionali, sia per fare leva su settori potenzialmente in crescita, a partire dall’ assistenza, dal soci-sanitario, dai lavori ‘ verdi’”, solo che alle parole devono seguire i fatti perche questa frase, cosi come l’attenzione della politica, è fin troppo nota agli italiani

Cesare Dragandana

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