Roma, 2 feb – Nuovi tagli alla spesa e altre tasse in arrivo. Ecco servito il menù della manovra correttiva richiesta da Bruxelles e in risposta alla quale il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha scritto una lunga lettera per spiegare in che modo il governo intende muoversi. E la ricetta è sempre la stessa: tagli alla spesa pubblica, lotta all’evasione, nuove tasse pronte sul tavolo.
Non è bastato decurtare il bilancio dello Stato ai minimi termini, non è servito che con 17 miliardi recuperati il contrasto ad evasione ed elusione segnasse record su record, non importa che fra accise e imposte la pressione fiscale sia a livelli da cleptomania. Nulla di tutto questo: ogni anno sembra quello buono, ma alla fine la tanto attesa manovra espansiva viene costantemente rimandata. A questo giro l’entità della correzione sui conti richiesta dall’Europa – per la ragione di sempre: il rispetto dei soliti parametri partoriti a tavolino senza alcuna valida ragione ‘scientifica’ che li potesse giustificare – vale almeno 3,4 miliardi, con buona pace della crescita che per l’ennesima volta uscirà azzoppata.
E’ vero, dalla trattativa che Padoan sta intavolando con i commissari Moscovici e Dombrovskis resta fuori un miliardo per le zone terremotate. Magra consolazione, dato che il ministro promette una “correzione strutturale per riprendere il percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio” pari a circa il 2% di Pil, da realizzarsi “per un quarto da tagli di spesa e per il resto da nuove entrate”. Secondo le stime allegate i tagli valgono qualcosa come 850 milioni, dei quali solo un 10% arriverà dalla limatura delle agevolazioni fiscali. I restanti? Altra revisione della spesa in vista, parola uscita dal dizionario della neolingua per addolcire la pillola dei vecchi tagli lineari che incidono sui consumi intermedi della pubblica amministrazione. Addio spesa pubblica, addio effetto moltiplicatore che dovrebbe incentivare la ripresa. Dal lato delle entrate, invece, il titolare di via XX Settembre resta sul generico, parlando nella lettera di “tassazione indiretta” e “accise”. Già assicurati ritocchi all’insù per benzina e sigarette, nonostante misure analoghe in passato abbiano spesso avuto effetti non pari alle aspettative: il bancomat automobilisti non è più generoso come un tempo. E l’Iva? Scongiurata, per ora. Ma visti i chiari di luna…
Filippo Burla
1 commento
Non solo è grave il prelievo in sè. Altrettanto o più grave è l’uso che si fa delle risorse drenate: contro gli interessi del “contribuente”. Del resto, dove mai si è visto che un rapinatore usi le ricchezze estorte nell’interesse del rapinato?