Roma, 23 mar – Qualche giorno fa il ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan ha affermato che si è giunti ad un punto massimo di tagli alla spesa pubblica. Di più non si potrebbe fare. “La spesa pubblica è stata tagliata per 25 miliardi di euro. E’ stato tagliato talmente tanto che è difficile andare oltre. Ora lo sforzo deve essere sulla qualità dei meccanismi di spesa“. Eppure consultando i dati ufficiali di finanza pubblica non si ha riscontro di tale affermazione. La matematica non è un’opinione, e se, ponendo un esempio concreto, la spesa prima dei tagli fosse stata di 100 milioni ci si dovrebbe aspettare un nuovo totale pari a 75 milioni. Così invece non è.
In base ai dati Istat, la spesa delle amministrazioni pubbliche nel biennio in cui Padoan e Renzi sono stati al governo, è passata da 818.982 milioni di fine 2013 a 824.669 milioni di fine 2015. La spesa è quindi aumentata di quasi 5,7 miliardi. Anche ammesso che siano presenti voci di spesa che non dipendono dal governo, come ad esempio gli interessi sul debito pubblico, si scenderebbe ad una spesa netta pari a 741.414 milioni di euro di fine 2013 contro i 756.242 milioni di fine 2015. Quindi è aumentata di 14,8 miliardi.
Oltretutto, sommando le sole voci di spesa in diminuzione, sempre al netto degli interessi passivi sul debito pubblico, si arriverebbe ad una diminuzione nel biennio pari a 7,5 miliardi e non di 25 come asserito da Padoan. Ma qui sta l’inganno perchè si stanno prendendo in considerazione solo le voci di spesa al ribasso. Se una di queste voci aumentava ogni anno del 7% e oggi invece si è ridotta al 3% non si ha un taglio di spesa, ma solamente un minor incremento.
Anche andando ad analizzare i dati in rapporto al Pil il discorso non cambia. Tra il 2013 e il 2015 le uscite totali sono diminuite dal 51% al 50,4% del Pil, ma al netto degli interessi sul debito pubblico la spesa è rimasta invariata al 46,2% del Pil. Oltretutto la Ragioneria Generale dello Stato ha stilato una previsione per quest’anno basata su quanto contenuto nella legge di Stabilità, in cui si evidenzia un ulteriore aumento della spesa. E considerando che le previsioni governative in genere peccano di ottimismo si ha la dimensione dell’enorme balla raccontata dal ministro dell’economia.
Giuseppe Maneggio