Cernobbio, 7 apr – In attesa della Pasqua dal Giappone arriva “l’uovo di Koobombo”. La battuta è di Stefano Correr, giornalista del Sole 24 Ore. L’economista giapponese Richard Koo ha proposto, in vista del Workshop di Cernobbio, intitolato “Lo scenario dei mercati finanziari, del loro governo e della finanza”, una ricetta per sforare i parametri di Maastricht senza scontentare la Germania. Correr, in un articolo apparso qualche giorno prima sul Sole 24 Ore, spiega proprio come questo illustre studioso vuole mettere d’accordo il diavolo e l’acqua santa.
A giudizio di Koo: “La distorsione chiave per l’Europa viene da questa regola del 3% che rende impossibile all’Europa gestire le recessioni da balance sheet”. Ma di cosa stiamo parlando.
Una recessione da balance sheet – diversa dalla recessione ordinaria – si verifica quando imprese e privati si concentrano nel minimizzare il debito anziché nel massimizzare i profitti. In questa situazione può intervenire solo lo Stato prendendo a prestito e investendo. Ed è proprio qui che si verifica la distorsione. I cosiddetti PIGS sono sostanzialmente in recessione da balance sheet. Se guardiamo a Paesi come Spagna, Italia, Irlanda, Portogallo – e anche Regno Unito – vediamo che il risparmio del settore privato eccede il deficit di bilancio. Secondo Koo il risparmio dei Paesi deboli ha finanziato le economie più forti dell’area Euro. Ecco come. “Se sei un gestore italiano o spagnolo esattamente nella stessa situazione, non devi necessariamente comprare titoli italiani o spagnoli. Puoi comprare bond tedeschi, olandesi, finlandesi perché sono tutti nella stessa area valutaria. Ci sono 17 scelte”. La soluzione per Koo è semplice: introdurre “risk weights” più bassi per il possesso di bond domestici rispetto alla detenzione di bond esteri come meccanismo per favorire il riciclo del risparmio dentro il Paese in cui è originato. Per evitare la fuga di capitali. Il principio è quello dell’unicuique suum. La Banca Centrale Europea – anzi, la Troika – dovrebbe dare la sua piena benedizione al fatto che i Paesi in balance sheet recession possano superare il limite del 3%. No Maastricht, no crisi. Tutti contenti? No dobbiamo fare i conti con le agenzie di Rating. E con altre forze conservatrici.
Non basterà la saggezza dell’Estremo Oriente a liberarci dal cappio del debito. Ma la lezione è un’altra. Non abbiamo bisogno di patrimoniali o di tassare le cosiddette rendite finanziarie. Dobbiamo anzi fare leva su chi ha più disponibilità economica per risollevare le sorti del Bel Paese. Possiamo trovare dentro di noi la forza per superare questa crisi. Trovare altre strade per invertire la rotta. Magari guardando al passato.
Gioacchino Volpe col Decreto Legge n.1831 del 6 novembre 1926, dispose il cosiddetto “Prestito del Littorio”, cioè la conversione obbligatoria di circa 27,5 miliardi tra Bot (a breve), Btp (a 5 e 7 anni) e di denaro fresco, in un prestito forzoso con durata trentennale, al tasso del 3,5%, per il quale i risparmiatori per 30 anni non potevano incassare il loro capitale ma solo gli interessi. In poche parole riacquisto progressivo e rapido dei titoli del debito pubblico in mano estera.
Platone docet: il compito del politico è quello di gubernare per causas. Bisogna fare i conti con la mutevole realtà. Non dimentichiamo la lezione di Machiavelli. “Dovete adunque sapere come sono dua generazione di combattere: l’uno con le leggi, l’altro, con la forza: quel primo è proprio dello uomo, quel secondo delle bestie: ma perché el primo molte volte non basta, conviene ricorrere al secondo. Per tanto a uno principe è necessario sapere bene usare la bestia e lo uomo. Sendo adunque uno principe necessitato sapere bene usare la bestia, debbe di quelle pigliare la volpe et il lione; perché il lione non si defende da’ lacci, la volpe non si defende da’ lupi. Bisogna adunque essere volpe a conoscere e’ lacci, e lione a sbigottire e’ lupi”. L’interesse nazionale va difeso con forza ed astuzia. Insomma, impariamo ad esser un po’ figli di Troika.
Salvatore Recupero