Roma, 27 dic — Si trattava di «fuoco amico», se così vogliamo chiamarlo: il tweet a sfondo pesantemente razzista di cui Kylian Mbappé venne fatto oggetto lo scorso anno — e che che fece venire le palpitazioni alle beghine antirazziste di mezzo mondo — non proveniva dalla mano guidata dall’«odio bianco» di qualche rancoroso europeo, ma da Karim, 19 anni e da tanti suoi «colleghi» nuovi francesi di origini africane o caraibiche: congolesi, algerini, ruandesi o addirittura somali.
Tweet razzisti a Mbappé, i colpevoli sono tutti «nuovi francesi»
Lo rivela il sito FDesouche.com riportando una notizia di Mediapart. Era il 28 giugno 2021, la Francia disputava il match contro la Svizzera in occasione degli ottavi di finale degli Europei (che videro gli azzurri trionfare). Mbappé, attaccante del Paris-Saint-Germain, campione del mondo nel 2018, sbagliò il rigore che mandò a casa la nazionale francese. La stella del calcio d’Oltralpe di origine camerunense-algerina venne investita da un ciclone di tweet inferociti, prevalentemente a sfondo razzista.
Quei bravi ragazzi
«Kylian Mbappé questo sporco neg*o merita di prendere cento frustate ed essere venduto in Libia, questi neg*i non meritano la Repubblica francese, tornate in Camerun o nei campi di cotone», questo il messaggio che guadagnò gli onori della cronaca per la crudezza dei contenuti. Ebbene, ad esprimere un rancore di tale portata non fu un neonazista né uno zemmourista ma il 19enne Karim, fedina penale immacolata e di buona famiglia. Come lui, quel giorno centinaia di giovani «francesi» di origine straniera, registrati sotto comodo pseudonimo, sfogarono la loro frustrazione online insultando Mbappé per il colore della sua pelle o i suoi natali.
L’identikit dell’odiatore medio
La giustizia ne ha finora individuati nove, tutti giovani, per lo più laureati e di origini africane o caraibiche: congolesi, algerini, ruandesi o addirittura somali. I messaggi sono tutti accomunati dal particolare di attaccare Kylian Mbappé a causa della sua origine meticcia. Uno di questi giovanotti è già stato condannato per «incitamento all’odio razziale».
La maggior parte di essi proviene da contesti popolari, ma non fa parte di gang: laureati da poco, vivono ancora con mamma e papà e non hanno particolari inclinazioni politiche. Passano dalle due alle otto ore al giorno sulle piattaforme social. Un identikit dell’«odiatore medio» decisamente diverso da quello che le madonnine infilzate progressiste avevano denunciato all’epoca.
Cristina Gauri
2 comments
Che siano bianchi o neri, mi sembra comunque assurdo rovinare la vita a qualcuno per dei messaggi(sicuramente idioti ,per carità…)scritti in momenti di rabbia. Non mi è mai piaciuto certo turpiloquio, ma vi è molta sproporzione con le punizioni date.
Non ricordavo l’ episodio ….. ma , come già detto ; bianchi , neri o blu come les strumpf ….. i Bleus NON sanno tirare i rigori !!!!! Va bene così , li abbiamo
battuti anche noi !