Roma, 17 lug – Dopo la cittadinanza onoraria parigina, Carola Rackete incassa anche la medaglia d’onore del parlamento della Catalogna. Quanti poveri migranti bisognosi della Sea Watch si è presa la Catalogna? Zero, ovviamente, ma questo non ha impedito all’Assemblea di celebrare l'”eroismo” della Rackete per avere forzato il blocco, speronato una motovedetta della Guardia di Finanza mettendo in serio in pericolo i militari che si trovavano a bordo e violato i nostri confini. Carola dal canto suo è galvanizzatissima da questa pioggia di riconoscimenti, che le sono saliti al cervello come i fumi dell’alcol: non la si tiene più tra querele a Salvini, richieste di cancellare i post che parlano di lei e di accogliere i 500mila profughi dei campi libici.

“Combattenti per i diritti umani”

La medaglia è piovuta dal cielo anche per Oscar Camps, fondatore e direttore dell’Ong Proactiva Open Arms. Quel Camps che qualche anno fa ha avuto vertenze e scioperi a oltranza da parte dei suoi dipendenti per condizioni di lavoro antisindacali, con orari da schiavi e licenziamenti senza giusta causa. Lo ha annuncia il Parlamento locale della regione spagnola sul suo account Twitter, precisando che i riconoscimenti sono stati proposti del presidente dell’assemblea, Roger Torrent. Il provvedimento è stato approvato martedì. All’unanimità. Torrent in conferenza stampa ha definito i due assegnatari del premio come “due combattenti per i diritti umani” che rischiano le loro vite con sprezzo del pericolo per salvare vite contro contro l’inerzia degli Stati dell’Unione. “Non possiamo rassegnarci al fatto che migliaia di persone muoiono nel Mediterraneo alla ricerca di un futuro migliore: abbiamo l’obbligo di agire, l’esempio di Carola e Oscar spiega che possiamo, che c’è speranza e che vale sempre la pena lottare per un mondo migliore”.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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