Roma, 14 feb – Sull’orlo del precipizio si muove la Germania, provando a indossare i panni dell’arbitro. A leggere le dichiarazioni infuocate, sponda atlantica, i margini per impedire il conflitto sembrano sempre più risicati. Le carte diplomatiche, sin qui, sono state giocate malissimo tranne rare eccezioni. Soltanto il presidente francese Emmanuel Macron ha provato a porsi sopra e non di lato, tentando la via di un dialogo proficuo con Vladimir Putin. Ora, nella fase forse più acuta della tensione tra Ucraina e Russia, la carta della mediazione la metterà sul piatto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Non è Angela Merkel, per ovvi motivi può pagare lo scotto della scarsa esperienza e di una visione strategica a lungo termine ancora da decifrare, ma ha capito che è ancora possibile ricucire lo strappo consumatosi. Lo status quo è fondamentale in particolar modo proprio per la Germania, considerato l’accordo per il Nord Stream 2 raggiunto a maggio scorso tra Berlino e Mosca.
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Tra Ucraina e Russia, la mossa della Germania
Scholz sarà oggi a Kiev, dopo aver ventilato per Mosca ”sanzioni severe che abbiamo preparato con cura e che possiamo mettere in atto in qualsiasi momento”. Un modo per allinearsi, sulla carta, ai moniti americani. Ma il cancelliere tedesco adesso è convinto di poter procedere con “un tentativo di garantire la pace all’Europa”. Poi domani Scholz andrà anche a Mosca, da Putin, consapevole che entrambe le parti devono essere ascoltate. Sembra un tentativo disperato ma può non esserlo.
La situazione, per l’Europa, è “assolutamente preoccupante”, ha ammesso il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, in un’intervista rilasciata ad Ard. Eppure dialogare con la Russia è necessario, per “parlare insieme di come possiamo garantire la sicurezza, insieme”, ha specificato Baerbock. II ministro tedesco ha detto poi che “i conflitti militari sono la cosa peggiore per tutti noi nel cuore dell’Europa”. Per poi rilasciare una dichiarazione piuttosto cristallina: “Stiamo cercando su tutti i canali di mantenere la Russia al tavolo dei negoziati”. E’ un passaggio non trascurabile, da rimarcare per evidenziare quanto sia necessario non far sentire Mosca completamente estromessa dal tavolo della diplomazia internazionale. Altrimenti la reazione potrebbe essere davvero esplosiva.
Perché il 15 febbraio è una data chiave
Occhio poi alle date. Perché il cancelliere tedesco Scholz incontrerà Putin domani, martedì 15 febbraio, esattamente quando il comitato della Duma russa per gli Affari della Comunità degli Stati indipendenti voterà per il riconoscimento della Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Lugansk. Come già spiegato su questo giornale si tratta di una proposta presentata non da Russia Unita (il partito del presidente russo), ma dai parlamentari comunisti. E’ chiaro che se la Duma dovesse approvare questa proposta, si avvierebbe l’annessione definitiva delle due Repubbliche separatiste. Ed è forse a quel punto che potrebbe verificarsi un mini-conflitto, concentrato su quell’area di confine ben definita e già controllata de facto da Mosca. La conseguenza? Ulteriori sanzioni imposte alla Russia dagli Stati Uniti e subito sottoscritte dall’Ue. Ma questo non porterebbe a un conflitto su larga scala.
Eugenio Palazzini
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