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“Fiume resta Croazia”. La presidente attacca la statua di D’Annunzio

by Ilaria Paoletti
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Zagabria, 12 sett – Ricorre oggi il centenario dell’impresa di Fiume di Gabriele D’Annunzio e dei legionari a lui fedeli. La disputa su Fiume italiana ancor oggi non si placa tanto che le commemorazioni che si stanno tenendo in Italia arrivano a provocare la rabbia della presidente della Croazia, Kolinda Grabar-Kitarović.

“Monumento a D’Annunzio inaccettabile”

“Fiume era e rimane una parte fiera della Patria croata e il monumento scoperto oggi a Trieste che glorifica l’irredentismo e l’occupazione, è inaccettabile”: così ha scritto sul proprio profilo Twitter Kolinda Grabar-Kitarović. Il tweet del capo di governo croato arriva a commento dell’azione di alcuni italiani che per la ricorrenza dei cento anni dall’impresa dannunziana di Fiume hanno apposto la bandiera italiana davanti al Palazzo del Governo a Fiume (l’odierna Rijeka).

La Grabar-Kitarović ha da ridire sulla decisione di inaugurare oggi la statua dedicata a Gabriele nella città di Trieste. Questa decisione, ricordiamo, scatenò polemiche anche in Italia. Prima, fu organizzata una petizione contro l’erezione della statua dedicata al Vate. A supporto di questa petizione – finita nel nulla – vi fu Paolo Rumiz, giornalista e scrittore: «Nazario Sauro e Cesare Battisti a cui abbiamo dedicato scuole e vie, si rigireranno nella tomba di fronte alla presenza di quella statua», dichiarò. Come gli fece notare Il Giornale, però “Luigi, figlio del martire Battisti impiccato dagli austriaci, partecipò come legionario, al fianco di D’Annunzio, all’impresa di Fiume”. Poi, fu la volta del sindaco di Fiume, Vojko Obersnel, che a luglio ha scritto una lettera aperta nella quale protestava nei confronti dell’iniziativa promossa dal comune di Trieste di rendere omaggio a D’Annunzio con una statua.

“Monumento alla discordia”

La Grabar-Kitarović prosegue, sempre su Twitter: “La collaborazione italo-croata si basa su valori diametralmente opposti a tutto ciò che veniva fatto da colui al quale è stato innalzato un monumento della discordia”. Se alla signora non spiace, Trieste è ancora sul suolo italiano: spetta agli italiani decidere a chi innalzare statue o meno. Stessa risposta andrebbe data anche al Ministero degli Esteri e degli Affari europei Croato che aveva consegnato all’Ambasciata italiana di Zagabria una lettera recante questa protesta: “La Repubblica di Croazia condanna fermamente la scoperta del monumento a Trieste proprio nel centenario dell’occupazione di Fiume”. “Nonostante si tratti di una decisione delle autorità locali e non di quelle statali” continua la lettera “essa va a minare gli ottimi rapporti di vicinato e d’amicizia tra i due Paesi e, inoltre, rende omaggio a un’ideologia completamente in contrasto con i valori europei”. Quel che sfugge ai croati, oggi come allora, era che l’impresa di Gabriele D’Annunzio, invece, onora appieno i valori europei: ma quelli dell’Europa delle nazioni, non dei burocrati. E che la prima regola del “buon vicinato” è guardarsi in casa propria; la statua di D’Annunzio a Trieste c’è. E ci resterà.

Ilaria Paoletti

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10 comments

blackwater 12 Settembre 2019 - 5:31

“Istria, Fiume e Dalmazia
Né Slovenia, né Croazia
Terra rossa, terra Istriana
Terra mia, terra Italiana!
Istria, Fiume e Dalmazia
Né Slovenia, né Croazia
Terra Dalmata e Giuliana
Terra mia, terra Italiana!”

intanto prenda nota tal Kulinda di queste emblematiche liriche degli “Ultima Frontiera”;

Istria,Fiume e Dalmazia potranno essere “vostre” nella stessa misura in cui diventa proprietà di un turista, un hotel ove questi ha pagato un soggiorno di qualche notte,e voi slavi a ben vedere non avete pagato nemmeno quello.

il contrario è vero come il biondo dei capelli di questa signora qui.

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Werner 13 Settembre 2019 - 12:33

Quando D’Annunzio e i suoi legionari occuparono Fiume nel 1919, la città era abitata in netta prevalenza da una popolazione di lingua italiana, che dopo la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico aspirava a passare nei confini della Madrepatria, per cui fu un’occupazione ben accolta dai fiumani. A causa dei vergognosi Trattati del 1947 che assegnarono la città alla Jugoslavia, il 90% della popolazione italiana di Fiume si dette all’esodo verso le altre province e verso l’estero, e successivamente Tito la fece ripopolare dai Croati.

In Croazia dovrebbero studiare meglio la storia contemporanea, prima di criticare e di sentirsi offesi per l’erezione di una statua dedicata a D’Annunzio a Trieste, personaggio non esemplare che, nel bene e nel male, rappresenta un esponente della cultura italiana di inizio Novecento. Dalle loro parti, pur non esistendo più la Jugoslavia, si negano spudoratamente i crimini commessi dai partigiani di Tito in Venezia Giulia, Fiume e Dalmazia ai danni degli italiani, molti dei quali infoibati. Croati e Sloveni farebbero bene a fare del sano revisionismo storico e a fare i conti col loro passato, condannando Tito e le azioni commesse dai suoi partigiani, perché così facendo la pacificazione con noi Italiani non può mai essere veramente raggiunta.

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Branimir 14 Settembre 2019 - 3:17

In Istria, i croati erano la maggioranza delle persone. Ciò è dimostrato da tutti i documenti di Austria-Ungheria. Il fascismo è modernista e stupido come qualsiasi nazionalismo (il prodotto della Rivoluzione francese, della massoneria, del modernismo liberale, vedi di più le opere di Julius Evol). Gli italiani furono uccisi da serbi e serbi immigrati nelle case italiane dopo la guerra. I serbi sono asiatici, per lo più turkmeni crudeli e criminali di colore della pelle più scura di tutti gli slavi (simile al sud Maori dell’Italia che è una razza diversa). I serbi uccisero 70.000 donne e bambini tedeschi dopo la guerra in Vojvodina e saccheggiarono 550.000 tedeschi dopo la guerra. Come croato, sostengo Casa Pound, ma uno che combatte per l’UE bianca delle nazioni europee e contro il nazionalismo devastantemente stupido come ideologia dell’età moderna.

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Werner 14 Settembre 2019 - 11:37

Prima del 1947 e del grande esodo, in Istria i Croati erano maggioranza nei comuni dell’entroterra, ma nella zona costiera occidentale, in comuni come Pola, Parenzo, Rovigno, Capodistria, ecc., la maggioranza era italiana. Secondo il censimento austro-ungarico del 1910, la popolazione di Istria, Fiume e Zara è così composta: 37% Italiani autoctoni, 35% Croati, 11% Sloveni, 4% altri Italiani, 4% tedeschi, 3% regnicoli, 3% altri.

http://www.istrianet.org/istria/demography/mattiuz_austro-italiani.htm

E’ chiaro che poi, con la dissoluzione dell’Impero Asburgico e il passaggio dell’Istria all’Italia nel 1919, la componente croata e slovena diminuì perché numerosi furono coloro che si trasferirono nel nuovo Regno di Jugoslavia, che a mio avviso non sarebbe mai dovuto nascere. Già allora Croazia, Serbia e Slovenia – non la Bosnia-Erzegovina, che non ha senso – avrebbero dovuto costituire tre entità separate e indipendenti, ma purtroppo i soliti angloamericani hanno creato quella porcheria denominata Jugoslavia, che non poteva mai durare in eterno.

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blackwater 14 Settembre 2019 - 2:57

che i croati fossero la “maggioranza” in Istria non è solo smentito dalla Storia,ma anche da parte di chi da quelle parti ha radici dirette,come il sottoscritto ed è una cosa peraltro francamente illeggibile.

a proposito,quella di trasformare i cognomi italiani in “slavoidi” aggiungendo una -ICH come desinenza,fu un trucco -fatto dagli Austriaci- che scornati per aver perso il Lombardo Veneto,cercarono di far sembrare quei territori -italiani da sempre- molto più slavi di quanto non lo fossero in realtà,in modo da prevenirne prevedibili adesioni alla madre Patria,così come del resto avvenne dopo il 1918.

ad esempio una Lidia Bastianich esule da Pola da bambina con i suoi genitori alla volta degli USA è assolutamente e splendidamente italiana nonostante il cognome possa suggerire il contrario;

anche l’eponimo ed i monumenti della Città Istriane,Pola,Rovigno,Umago,Capodistria,etc non hanno per nulla nomi slavi,così come a Pola si trova l’arco dei Sergi ed una Arena eretta dai Romani,e non il monumento ai Cevapcici.

del resto come declamava Dante Alighieri:

“Si come a Pola,presso del Quarnaro che ITALIA chiude ed i suoi termini bagna”.

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Bracco 14 Settembre 2019 - 10:35

Stiamo inutilmente parlando della passato.
Fra non molto l’Italia sarà un crogiolo di etnie varie e disparate e ancora si discute dei conflitti tra italiani e slavi.
E il problema che noi italiani siamo molto più malleabili in fatto di tolleranza rispetto agli slavi fino al masochismo.

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blackwater 14 Settembre 2019 - 8:29

chiedo scusa,quale passato ?
io sto parlando di parte dei miei genitori; se vuole la accompagno di persona a vedere la casa di mio padre rubata dagli slavi dopo il 1947 con tanto di slavi o cruati o come diavolo si dovrebbero chiamare attualmente dentro.

a proposito….gli slavi dopo aver fatto pulizia etnica anti-italiana per realizzare il sogno comunista titino di questa gran fava,si sono allegramenti ammazzati tra di loro per circa 10 anni; davvero un gran bel risultato da tutti i punti di vista,sociali,economici e morali.

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Bracco 15 Settembre 2019 - 1:23

Chiedo venia,non volevo sminuire un passato così tragico la quale memoria è tutt’ora sminuita e un tempo osteggiata da uno stato come il nostro.
La cosa vergognosa fu come i nostri connazionali rossi accolsero gli esuli alle stazioni come Bologna ove furono respinti.

Comunque non sono e non sento la mancanza di andare in vacanza in quei posti visto che ancora ci disprezzano profondamente in quanto italiani.

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Marc 15 Settembre 2019 - 8:17

Già: anche la Gioconda è “francese”…

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Luciano Bastijanić 25 Ottobre 2019 - 6:28

Sto leggendo i commenti e stranamente do ragione a tutte le parti. Ci sarebbero però un paio di punti su cui si dovrebbe riflettere:
– la storia non inizia nel 1919
– cercare di approfondire le differenze storiche tra l annessione di Fiume e ľ attuale annessione della Crimea
– nel libro autore Mladen Bastijanić Cicuta : “Obitelj Cicuta s Krka u pomorskim bitkama kroz stoljeća” .Editore: Centar za kulturni Grada Krka 2016 e descritta la discendenza dei Bastianich, Bastianich o Bastijanić dal 1500 ad oggi. ( Lidia Bastianich e natta Mattichio a Pola . Il cognome ha preso dal marito Felice Bastianich)

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