
Anche l’Ungheria, dunque, si aggiunge alla lista di paesi che stanno contribuendo alle spese per la ricostruzione, alle quali – spiega ancora “Il Tempo” – in verità hanno partecipato anche la Germania (3 milioni per la chiesa di San Pietro Apostolo di Onna), la Russia (9 milioni per la chiesa di San Gregorio Magno e Palazzo Ardiringhelli), il Canada (un impegno di 3,5 milioni per il centro studi polifunzionale per studenti universitari), il Kazakistan (1,7 milioni per la chiesa di San Biagio in Amiternum), il Giappone (4,5 milioni per un nuovo palazzetto dello sport), il sultanato del Brunei e l’Estonia (70mila euro ciascuno).
E se in Italia Orbàn dà una mano alla ricostruzione delle chiese danneggiate dal terremoto, più profano l’impegno edilizio del suo paese in questi giorni in cui è stata avviata la ricostruzione della barriera lungo il confine con la Serbia. Annunciata già nell’agosto scorso, la nuova barriera “hi-tech” sarà alta tre metri, verrà dotata di telecamere per la visione notturna e sensori di calore e movimento ed avrà il compito di rafforzare quella costruita nel 2015 lungo i 175 km di confine, che non riuscì ad impedire il passaggio di ben 400mila persone in marcia verso il nord Europa.
Alberto Palladino
2 comments
E il Vaticano non caccia un soldo?
L Ungheria l ultimo paese Cristiano d Europa