
L’operazione è condotta parallelamente a una doppia strategia di isolamento: staccare Marine dal padre e da Matteo Salvini, appaiando il leader della Lega Nord e il fondatore del Front national sullo scaffale della vecchia destra, che il nuovo Fn avrebbe superato. Bel tentativo, ma le cose stanno diversamente.
Tanto per cominciare, il conflitto fra i Le Pen non va strumentalizzato. Anche prescindendo dall’aspetto freudiano della cosa, la rottura ha più una dimensione esistenziale che ideologica. Si faticherebbe, infatti, a trovare una posizione che Marine abbia inventato dal nulla: “né destra né sinistra”? Jean-Marie lo diceva da anni e fu uno dei suoi slogan nella campagna del 2002. Le posizioni anti-capitaliste e anti-americane? Il Front national è su questa linea dai primi anni ’90, dopo la sbandata reaganiana del decennio precedente. Un approccio complesso e non becero alla questione islamica? Le Pen senior raccoglieva fondi per aiutare i bambini iracheni, con ogni evidenza musulmani, già nella prima Guerra del golfo. L’apertura ai gay? La famiglia Le Pen è da sempre libertaria e priva di pruriti puritani, patriarca compreso.
Nessuna rivoluzione copernicana nell’ideologia del partito, quindi. La differenza è di approccio generale, di comunicazione, di rapporti col nemico e con l’amico, non di programmi o identità profonda del movimento. Del resto sappiamo che i contatti per cercare una soluzione politica della rottura proseguono. E Marion, pure allineatissima sulla direttrice della zia, non ha forse citato Jean-Marie nel suo discorso di chiusura di campagna elettorale, strappando applausi a scena aperta? Insomma, speculare eccessivamente sulla lite familiare non aiuta l’analisi.
Men che meno ha senso fare di Salvini il Jean-Marie Le Pen italiano. Fra l’ex parà veterano di guerra e il leader post-ideologico leghista le somiglianze sono davvero ridotte al lumicino. E, in ogni caso, sul carro del vincitore lepenista, Salvini non ci è salito alla chetichella, ma è stato invitato da Marine in persona. Pretendere il contrario significa voler essere più marinisti di Marine e voler insegnare il Front national alla sua leader.
Il punto è se, come alcune scelte italiane suggeriscono, Salvini stesso voglia semmai scendere da questo carro e salire su quello del Ppe. Ma, in tal caso, il “tradimento” dell’alleanza sovranista avverrebbe “verso il centro”, non “verso destra”. Giusto, quindi – lo abbiamo fatto anche noi – evidenziare le differenze di prospettiva tra il Front national e la possibile deriva “centrodestrista” della Lega. Ma basta giochi delle tre carte: con l’avanzata del Front national bisogna fare i conti seriamente, non leggerla alla luce delle beghe di casa nostra.
Adriano Scianca
1 commento
quasi tutti i comuni francesi al confine del piemonte hanno confermato il f.national come primo partito,,
da mentone a tenda a sospel ,modane,chambery,annecy,chamonix, valanga lepenista.
anche nella confinante svizzera a martigny e sion e nel ticino truppe di destra estrema hanno stravinto nelle recenti elezioni.
per non parlare della carinzia…
in piemonte invece recenti sondaggi danno vincenti il pd–e i grillini.
aiutatemi a capire…..
grazie roberto