Città del Capo, 29 nov – Scrivere del Sudafrica significa esporsi immediatamente alla gogna mediatica del razzismo. Sarà per questo che i media occidentali si guardano bene dal trattare il tema del genocidio dei farmisti boeri, in atto soprattutto nella zona nord del paese, in quelle vaste regioni intorno a Johannesburg e Pretoria, una volta chiamate Transvaal e Northern Transvaal ed oggi conosciute come Mpulalanga e GP: Gauteng Province – la provincia dell’oro – oggi meglio conosciuta come Gangster Paradise.
Partire dai numeri permette di definire quasi in maniera scientifica la veridicità ed entità del problema. Il Sudafrica è uno degli stati con il più alto tasso di criminalità al mondo: in media 31 omicidi ogni 100.000 abitanti. La percentuale si triplica – 97 ogni 100.000 – quando si parla dei farmisti boeri, secondo i dati dell’AfriForum, l’unica organizzazione non governativa che si cura dei diritti delle minoranze, quindi degli afrikaaners, l’unica “tribù bianca” dell’Africa. E per correttezza di informazione, non si tratta di “semplici” omicidi a colpi di pistola o fucile, ma di morti a seguito di mutilazioni, stupri e torture utilizzando olio, acqua bollente e ferri da stiro incandescenti. Il SAPS – South Africa Police Service – fa sapere con dati ufficiali, che in alcuni casi risultano calmierati per non creare eccessiva tensione sociale, che dal 1996 ad oggi gli attacchi contro i farmisti sono stati quasi 12.000 con 1683 vittime. E sempre per giusta cronaca, nella maggioranza dei casi non si parla di giovani e aitanti contadini biondi con fisici da rugbisti, ma di coppie di anziani che vivono isolati nella campagna-savana: per oltre il 60% dei casi sono over 50, che vengono attaccati in particolare tra le 18 e le 6 del mattino, preferibilmente il sabato e la domenica, con una media di 4 vittime per ogni attacco messo a segno da bande di 4 componenti. Proprio per questo – immagino ancora – televisioni e giornali europei e americani si tengono prudenzialmente alla larga dalla notizia: questi vecchi saranno di certo i discendenti dei combattenti della guerra anglo-boera e facenti parte dei gruppi afrikaaners più vicini al governo bianco che fece dell’apartheid un sistema. Quindi colpevoli a priori per la storia e per i suoi taumaturghi.
“Gli afrikaaners sono gente particolare che non si fa mettere i piedi in testa facilmente”, mi dice MKM, uno dei tanti europei che negli anni passati hanno scelto di vivere in Sudafrica. “Il genocidio dei farmers boeri è la punta dell’iceberg di una situazione sempre più fuori controllo in cui il Sudafrica si è trasformato in una sorta di macchina del tempo, dove poter vedere quale sarà il destino dell’Europa nei prossimi anni”. Distruzione della classe media e consolidamento delle disuguaglianze: bianchi e neri ricchissimi rinchiusi nei loro quartieri iper eleganti e super protetti, bianchi e neri poverissimi, gli uni ghettizzati negli squatters camp e gli altri accatastati nelle townships dove in alcune aree è precluso l’ingresso ad ogni forma di autorità pubblica. Questo è il risultato della politica dell’African National Congress, che da Mandela a Zuma ha fatto il maquillage all’apartheid e ha partorito leggi come il Black Economic Empowerment che garantisce ai neri vantaggi e privilegi nell’impiego, affossando i bianchi senza dare una vera chance ai neri, privi delle capacità e dell’abitudine a certi impegni e ruoli.
Perché parlare del Sudafrica oggi e occuparci di contadini che muoiono nelle sperdute savane? Perché prestare attenzione a ciò che accade a migliaia di chilometri alla comunità afrikaaner? Perché questo ci dà il modo di poter valutare le conseguenze sociali delle attuali politiche europee e delle loro applicazioni che le nostre “istituzioni” stanno attuando. Quando si incrocia una macchina del tempo, in tempi bui, è imprudente non utilizzarla. Come disse il dott. Emmet Brown in Ritorno al futuro: “Il tempo non porta altro che guai” “Strade? Non c’è bisogno di strade dove stiamo andando”.
Decimo Alcatraz
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E nessuno fa niente per difenderli
[…] numeri sono impressionanti: oltre 12mila attacchi negli ultimi 20 anni, quasi 2mila morti. Ma le cifre, fornite dal South Africa Police Service, potrebbero essere stimate al ribasso ed […]
[…] numeri sono impressionanti: oltre 12mila attacchi negli ultimi 20 anni, quasi 2mila morti. Ma le cifre, fornite dal South Africa Police Service, potrebbero essere stimate al ribasso ed […]
[…] alcune stime dal 1996 ad oggi gli assalti alle farm di proprietà afrikaner sarebbero quasi 12mila, con oltre […]