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Il CBD è una sostanza dopante?

by Redazione
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Quando ci si approccia a un determinato sport, calcio in primis, nell’ottica di fare strada nel professionismo, è naturale informarsi sulle sostanze considerate, dalle leggi internazionali sullo sport, alla medesima stregua del doping.

 

Tra queste è presente il CBD? Questo metabolita della cannabis è il più famoso dopo il THC ed è privo di effetti psicoattivi.

 

Le caratteristiche dei semi di cannabis a partire dai quali si ricavano le piante utilizzate per preparare prodotti con CBD possono variare a seconda della genetica e degli ibridi – per trovare il meglio da questo punto di vista, l’e-commerce Sensoryseeds è senza dubbio uno dei punti di riferimento più celebri al mondo – ma una percentuale di questo fitocannabinoide è comunque sempre presente.

 

Se vuoi sapere se è incluso o meno nelle sostanze dopanti e scoprire altre curiosità che riguardano il suo utilizzo in ambito sportivo, non devi fare altro che proseguire nella lettura dei prossimi paragrafi!

 

Il CBD è doping?

Il CBD non è un principio attivo dopante. Nell’ormai non così vicino 2018, infatti, la WADA (World Anti-Doping Agency) lo ha escluso dall’elenco delle sostanze dopanti dove, invece, è rimasto il THC, che ha effetti che possono comportare un impatto non indifferente sul benessere dell’atleta e sulle sue performance in gara/partita.

 

La possibilità di assumere CBD senza il rischio di risultare positivi a un controllo antidoping è realtà per gli sportivi professionisti come per quelli amatoriali.

 

Perché uno sportivo dovrebbe utilizzare il CBD

Da una decina d’anni a questa parte, e ancora di più dal biennio 2017-2018, periodo d’oro per la cannabis sia per i vari provvedimenti di legalizzazione in giro per il mondo, si parla tanto dei benefici del CBD per chi pratica sport.

 

Tra gli aspetti da sottolineare riguarda la sua efficacia analgesica e antinfiammatoria, proprietà note ormai da più di quattro decenni e sulle quali la scienza, negli ultimi tempi, si sta soffermando sempre di più.

 

Guardando nello specifico al caso dell’infiammazione, ricordiamo la capacità, da parte del CBD, di influire, riducendola, sulla sintesi di biomarcatori come le citochine e le prostaglandine.

 

Inoltre, è in grado di ridurre la formazione di edemi.

 

L’ostacolo del numero esiguo di studi

Fra le principali problematiche che riguardano il CBD in questo ambito e non solo, troviamo l’esiguo numero di studi a disposizione della comunità scientifica e dei professionisti della salute che interagiscono con le persone.

 

Ciò accade anche nel caso del CBD agli sportivi, circostanza che, però, vede sempre più esperti raccomandare il ricorso a questo principio attivo a fronte di problematiche come gli indolenzimenti dei muscoli, i dolori provocati dall’osteoartrite, senza dimenticare l’impatto positivo sulle lesioni da uso eccessivo, derivanti da un gesto atletico ripetuto così tante volte da non dare modo alle parti del corpo coinvolte di riprendersi.

 

CBD nella gestione dell’ansia

Tra i motivi per cui vale la pena, da parte degli sportivi, assumere CBD, rientrano anche i suoi effetti sull’ansia, uno stato psicofisico con il quale spesso chi fa sport ha a che fare.

 

Anche in questo caso, la comunità scientifica ha in mano soprattutto studi preclinici e su modelli animali, materiale che è comunque molto utile per capire l’impatto di questo fitocannabinoide.

 

Nel caso dell’uomo, è certa la capacità, da parte del CBD, di interagire con i recettori della serotonina, l’ormone del buonumore, così come la sua influenza sui recettori del sistema endocannabinoide presenti nelle aree del cervello coinvolte nell’insorgenza degli stati ansiosi.

 

Interessante è altresì ricordare l’influenza del CBD – recentemente provata anche da uno studio pubblicato lo scorso luglio e condotto da un team attivo presso l’Università di San Paolo del Brasile – sull’attenuazione della paura e dei ricordi che la vedono dominante.

 

Nel caso dello studio appena menzionato, a essere coinvolti nel processo sono i recettori CB1 del sistema endocannabinoide presenti nell’ippocampo.

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