Roma, 27 gen – Il tracollo del M5S era scontato. Ma un conto è perdere male, altra cosa è scomparire. I numeri non mentono mai e i numeri ci parlano esattamente di questo, ovvero del suicidio grillino. Il dato più impressionante, a prescindere dal flop in termini percentuali, è relativo però al tracollo pentastellato in Calabria. Perché se è vero che la soglia per eleggere consiglieri in Regione non è stata superata, fatto di per sé emblematico, il fattore chiave è segnato dall‘inutilità elettorale del cavallo di battaglia dei Cinque Stelle: il reddito di cittadinanza.
I numeri della disfatta
Gli elettori del M5S in Calabria sono stati infatti 48.221, a fronte dei 69.837 nuclei percettori del reddito e della pensione di cittadinanza. In totale parliamo di 173.977 persone che hanno ottenuto il sussidi. Come specificato dal Sole 24 ore, l’importo medio mensile dei due sussidi per i cittadini calabresi è di 494,93 euro, con il reddito di cittadinanza che assicura in media un importo di 519,40 euro, a fronte dei 238,50 euro erogati ogni mese per la pensione di cittadinanza. Cifre importanti che riguardano dunque molti calabresi, che hanno scelto però di non votare il M5S. La politica del sussidio non ha premiato, anzi è come se la promessa della mano tesa contasse più dell’intervento effettivo.
C’era una volta il 2018
Se guardiamo infatti ai voti ottenuti in Calabria dai grillini alle politiche, il confronto con i risultati di ieri è letteralmente impietoso. A marzo 2018 il M5S risultò essere il primo partito in assoluto, grazie ai 406.895 voti ottenuti, pari al 43,39%. Due anni dopo ne ha raccolti appena 44mila con la lista pentastellata ferma al 6,2%. Al di là dei soliti paragoni, forzati o meno che siano, tra elezioni amministrative ed elezioni politiche, si tratta di una disfatta colossale che non ammette grandi discussioni. Perché se il M5S affonda pure nelle regioni in cui i cittadini hanno maggiormente beneficiato del reddito di cittadinanza, non si possono trovare alibi. E la fine è vicina.
Eugenio Palazzini