Roma, 7 nov – Durante il suo accorato discorso al Senato del 20 agosto scorso, Matteo Salvini evocò a viva voce la sua visione di un’«Italia sovrana». Mentre si andava profilando la formazione del governo giallofucsia a trazione eurocratica, il leader della Lega puntava quindi sulla sovranità della nazione. Considerando che il Conte bis è nato anche grazie a lui e al suo azzardo agostano, tutto faceva pensare che Salvini avesse imparato la lezione: non basta il consenso, serve una strategia d’ampio respiro per occupare e gestire quei posti di potere che ti permettono di governare. E la casella del presidente della Repubblica è senz’altro fondamentale, come ha dimostrato l’azione di Mattarella che, in barba ai risultati delle Europee, ha brigato per dare vita all’esecutivo più incestuoso e sgangherato della storia italiana. E invece no: aprendo a Draghi al Quirinale, Salvini dimostra di non averla imparata questa lezione.
L’immaturità di Salvini
Salvini, insomma, è ancora convinto che basti il plebiscito popolare per governare. Ma questo è un errore di metodo, ancor prima che di merito. La sinistra globalista, malgrado i rovesci elettorali, riesce a tenersi sempre a galla e a incidere profondamente nella politica italiana. Per quale motivo? Semplicemente perché nei decenni ha costruito una fitta rete di potere e clientele, andando ad occupare quelle cariche che saranno pure meno appariscenti, ma che sono decisive per indirizzare la politica della nazione. Certo, il suo totale disinteresse per l’opinione pubblica è vergognoso e alla lunga potrebbe esserle esiziale. Ma questo non cambia il nocciolo della questione: controllando il deep state, avendo tutto un apparato culturale e mediatico dalla sua parte, il Pd e i suoi alleati riescono a essere più incisivi della Lega, che è il primo partito italiano. Quindi, invece di perculare gli «incoerenti» alla Renzi e i «professoroni» di sinistra, Salvini dovrebbe piuttosto imparare da loro.
Meno Fallaci, più Lenin
Insomma, l’apertura del segretario leghista a Mario Draghi, per quanto possa essere un espediente tattico, tradisce comunque una certa immaturità del populismo salviniano. Salvini, così facendo, ha mandato un segnale tutt’altro che incoraggiante. La speranza dei sovranisti italiani era che il «capitano», metabolizzati gli schiaffoni presi da Renzi e Conte, si stesse preparando alle elezioni politiche – che prima o poi arriveranno – per vincerle, certo, ma soprattutto per andare poi a scardinare i baronati e le casematte del potere globalista. E invece no: Salvini continua a navigare a vista, a collezionare figurine (le vittorie alle Regionali), con l’unico obiettivo di diventare premier. Ma quel che conta non è la presidenza del Consiglio in sé. Conta che cosa ci farai con quella carica. E, per ora, sembra che Salvini intenda solo fare ordinaria amministrazione, riportare un po’ di «normalità», o meglio di «normalismo», nella vita pubblica della nazione. Pia illusione. Allora ci permetta di dargli un consiglio non richiesto: legga di meno la Fallaci e prenda in mano un libro di Lenin. Almeno imparerà veramente qualcosa di utile.
Valerio Benedetti
4 comments
.. evidentemente, come la quasi totalità dei comunisti, il salvini ( ex comunista ) non ha mai letto un libro comunista… Ciò non sarebbe grave, se seguisse con coerenza la sua nuova “fede”…senza opportunismi..
Ę una vecchia tecnica per bruciare il nome.
Spero sia solo una “fake news”,almeno che non ci sia un video che provi le affermazioni di Salvini.
Lo dico da persona sempre critica verso Salvini.
Nei conclavi si entra papa e si esce cardinale.