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“Io, giornalista di sinistra, difendo De Angelis. Ha detto quello che disse Cossiga”: parola di Andrea Colombo

by La Redazione
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colombo, giornalista

Roma, 7 ago – Il coraggio di non allinearsi al dogma, senza peraltro che vi siano prove concrete per puntellarlo, in questi giorni sembra albergare soltanto in un pugno di giornalisti di sinistra. Al contrario, appare quasi irrintracciabile a destra, soprattutto quella di governo.  E così, oltre a Sansonetti e Mughini, a difendere De Angelis ci pensa Andrea Colombo, noto saggista e cronista già al Manifesto e a Liberazione. “Tutta questa storia mi sembra gravissima e anche assurda, quasi surreale. Marcello De Angelis ha esercitato un diritto costituzionale: quello di esprimere un suo pensiero. Ha detto le cose che ha detto Francesco Cossiga, che è stato presidente della Repubblica, anni fa. Le stesse che hanno sostenuto importanti magistrati come Rosario Priore. Pensa che la sentenza sia sbagliata. La presunzione che si possano chiedere le dimissioni per un pensiero corrisponde a un attentato alla libertà di espressione e di parola”. E’ quanto affermato da Colombo in un’intervista concessa oggi a Il Giornale.

Colombo: “Difendo De Angelis, su strage di Bologna sentenze sbagliate”

Per il giornalista di sinistra, le sentenze sulla strage di Bologna sono sbagliate. “Secondo me, è il mio parere, e conosco la vicenda, le sentenze e la verità in questo caso non hanno niente a che vedere. Tutte le sentenze di questa storia sono profondamente sbagliate, dato che non si basano su una prova. Quindi non è una parte di verità che va cercata. Ma tutta”.

Colombo parla poi di “giustizialismo narrativo”. Perché “queste reazioni sono assurde e gravissime. Un fenomeno che sostiene che non si possa esprimere un pensiero diverso da quella che è la verità giudiziaria. Si chiama così – giudiziaria – per un motivo. Persino nel termine è insito il fatto che possa non essere vera. Loro si attaccano a un motivo: De Angelis è il portavoce del presidente della Regione Lazio, dunque è un rappresentante delle istituzioni. E quindi non può dire quello che pensa? Ma perché? Non capisco perché. Io penso che la sentenza sia sbagliata, e penso che ci siano stati dei depistaggi”.

Il giornalista ricorda inoltre che “la verità su Bologna è stata battaglia di sinistra fino al 2008. Non esisteva che non si potesse discuterne. E per sentirsi di sinistra non bisognava essere colpevolisti per forza, come oggi invece si pensa. Esistono colpevolisti che non conoscono le carte e il processo. La visione della destra e della sinistra, che devono essere diverse, hanno assunto tratti tribali. L’antifascismo, che è una cosa seria, non è una cosa etnica. Siamo tornati a un rapporto puramente tribale, senza differenze sostanziali. Tribù contro tribù nemica. Non è il modo corretto di interpretare la battaglia politica. Ed è un modo nato con l’antiberlusconismo ma sopravvissuto all’ antiberlusconismo”.

E ancora: “Il primo a dire che i Nar erano innocenti è stato Luigi Cipriani, un deputato di Democrazia proletaria nel 1995. Il comitato ‘E se fossero innocenti’ era composto in gran parte da esponenti di sinistra, direi al 90%. Il Manifesto, ora ha cambiato idea, ma ha fatto una battaglia campale sulla verità sulla strage. E ricordo le posizioni di Rossana Rossanda in materia, certo non una neofascista”.

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