Roma, 15 gen – Indagati per aver espresso una critica. È, in estrema sintesi, quanto accaduto a dirigenti e militanti della Rete dei Patrioti e dell’Associazione Etruria 14. Un’azione che nello scorso mese di novembre aveva visto alcuni striscioni esposti di fronte alle sedi giudiziare toscane (Prato, Pistoia, Lucca e Firenze).
“Motivazioni surreali”
In una nota pubblicata anche sulle pagine social lo stesso movimento precisa: “Assurde e surreali le presunte motivazioni alla base delle perquisizioni, tra cui minacce a corpi dello Stato e ‘offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica’, che ci auguriamo vengano smentite o ridimensionate per la palese sproporzione rispetto alla semplice esposizione di striscioni che non contenevano alcun tipo di minaccia o insulto”.
Continuando così: “Rivendichiamo il nostro diritto di commentare l’attualità politica e di muovere critiche alle incoerenze di tutti coloro che per anni hanno sminuito le pesanti ingerenze di attori internazionali nella vita politica italiana (tra cui, ad esempio, il magnate e finanziere George Soros) per poi stracciarsi le vesti di fronte ai commenti su X di Elon Musk sui procedimenti assurdi intentati da alcuni giudici italiani (come quello a Matteo Salvini per il caso Open Arms, o i provvedimenti che hanno bloccato i trasferimenti dei migranti in Albania)”.
Secondo la Rete dei Patrioti infatti “In Italia si può e si deve commentare, ed eventualmente criticare, l’operato di tutti, incluso quello del Presidente della Repubblica”.
La Rete dei Patrioti: “difenderemo i nostri militanti”
“Rispondere con perquisizioni e sequestri alla provocazione e alla critica politica è l’ennesimo capitolo di una storia che vede l’Italia e l’Europa intera attuare operazioni di brutale censura e repressione del dissenso del tutto paragonabili a quelle dei tanto odiati dittatori anti-occidentali che ci si fregia di combattere”. Il comunicato della Rete dei Patrioti si conclude quindi con una netta presa di posizione: “Non molleremo il punto e difenderemo i nostri militanti in tutte le sedi opportune perché crediamo che da casi come questi passi il diritto di tutti di vivere in uno Stato libero e giusto e non in una distopia orwelliana”.