Roma, 8 nov – Quando le persone non votano come vorrebbero i “sinceri” democratici è tutto un rincorrersi a cercare mostri da incolpare e rimproveri per la presunta ignoranza degli elettori. A Otto e mezzo si parla di Trump, onde nere montanti e pericoli per la democrazia. Ospite della puntata c’è pure Marco Travaglio. Nel calderone della demonizzazione è finito anche Fabio Barsanti, nuovo vicesindaco del Comune di Lucca.
Da Trump a Barsanti
Tra l’elezione di Trump e quella di Barsanti ci sarebbe un filo rosso o, meglio, nero. Senza nascondere il proprio fastidio Lili Gruber annuncia: “Stasera è ufficiale che per la prima volta l’Italia avrà come vicesindaco di un capoluogo, nel caso specifico la città di Lucca, uno di CasaPound”. Per poi commentare: “Abbiamo visto in questi ultimi due anni sdoganare e normalizzare un sacco di idee, di comportamenti e di persone che fino a poco tempo sarebbero stati considerati impresentabili”. Un inquadramento temporale per nulla neutrale che sembra sottendere come la colpa sia del governo Meloni, in carica proprio da due anni. Ma l’allarme fascismo è un eterno loop, sempre vecchio e sempre nuovo. Anzi, a sentire l’indignazione della Gruber ci accorgiamo di essere sempre nel solito pantano giornalistico, dove le stesse cose vengono ripetute da anni – anche se, a giudicare dallo loro pesantezza, parrebbero più eoni lovercraftiani – e spacciate come qualcosa di nuovo e pressante.
Travaglio: “Se la gente non fosse ignorante magari sarebbe aiutata a votare”
Alla Gruber risponde Marco Travaglio: “Il problema non è che quello è diventato vicesindaco, ma che ha preso dei voti”. Insomma, gli elettori sbagliano e andrebbero rieducati. Il giornalista del Fatto quotidiano continua imperterrito: “C’è un problema di ignoranza”. Per poi raggiungere l’apice del proprio discorso e del proprio snobismo culture applicato alla politica: “Bisognerebbe evitare che la gente sia ignorante e se la gente non fosse ignorante magari sarebbe aiutata a votare”. La solita questione di chi crede di avere la verità in tasca, che non riconosce alcuna consistenza alle posizioni degli altri, ricondotte sempre a una qualche forma di squalifica o di mostrificazione. Anzi, prima o poi ci aspetteremmo di vedere qualcuno invocare dei maestri di sostegno per aiutare a votare quei poveri elettori in evidente stato di difficoltà che da soli proprio non riescono a votare nella maniera “giusta”, ovviamente democratica e progressita.
Michele Iozzino