Roma, 1 ott – Alessandro Di Battista torna alla carica contro il Mes e mette in guardia il Movimento 5 Stelle: il prestito-trappola Ue viene usato dal Pd per spaccare i grillini. Eccolo, il globetrotter pentastellato che una volta tornato a Roma vuole risollevare le sorti dell’anima movimentista dei 5 Stelle, a sua volta contrapponendosi a chi invece tra le fila grilline è governista e pur di tenersi la poltrona dice sì al Pd su tutta la linea.
“Mes è come quelle discoteche con entrata libera e obbligo di consumazione”
Di Battista parla di “attacco concentrico sferrato con un solo grande obiettivo, quello di normalizzare, o spaccare, il M5S” e dice che “per me il Mes assomiglia a quelle discoteche dove l’entrata è libera ma per uscire devi passare obbligatoriamente al bar per consumare. Con un’aggravante, nel caso del Mes: trattati alla mano, non si ha alcuna certezza né sul numero e né sul costo delle consumazioni“.
L’appello al M5S: “Resistere a chi vuole standardizzare il Movimento”
Nel mirino per i suoi corsi di giornalismo a The Post Internazionale, Di Battista in una sorta di editoriale proprio su Tpi avverte che in pratica, dietro la partita del Mes – il fondo Salva stati per le spese sanitarie dell’emergenza coronavirus- c’è quella per “standardizzare quell’anomalia della politica italiana che si chiama Movimento 5 Stelle“. Un attacco all’alleato dem nella maggioranza giallofucsia. “Sia chiaro, a me tutto questo non scandalizza. Che politici professionisti, tecnocrati e feudatari del XXI secolo abbiano ancora come loro obiettivo l’abbattimento del M5S lo ritengo, anche io che non ho problemi a muovere critiche alla forza politica con la quale venni eletto, un buon segnale. E’ un segnale che indica, ancora una volta, la strada maestra. Ovvero resistere”, scandisce l’ex deputato grillino “Resistere – ripete Di Battista – alle pressioni politiche, resistere alle minacce, risibili, di crisi di governo“.
“Pd cerca di spaccare il M5S con uno strumento rischioso per l’Italia”
“Che il Pd cerchi di spaccare il M5S – è l’ultima bordata – non mi sconvolge. E’ la politica. Che lo faccia spingendo su uno strumento rischioso per l’Italia ed oltretutto meno efficace di altre azioni da mettere in campo sì. E tutto questo andrebbe detto con numeri e trattati alla mano. E’ nell’interesse dell’Italia del resto, ancor prima che del Movimento”. Dibba poi argomenta il suo no al Mes. Le ragioni per cui è una trappola Ue in cui l’Italia non deve cascare sono nel trattato istitutivo del Fondo salva-Stati, approvato dal Parlamento italiano nel 2012, a non lasciare alcun dubbio interpretativo. Con tutte le rigorose condizionalità previse in caso di richiesta. “La linea di credito del Mes e le conseguenti condizionalità possono variare anche dopo l’erogazione della prima tranche di prestito ottenuta dal Paese che ne avesse fatto richiesta”, fa presente Di Battista.
Dibba evoca lo spettro della Troika
“In termini politici significa mettersi nelle mani di soggetti che, a posteriori, possono esercitare un potere enorme sulle condizioni relative alla concessione del prestito – spiega l’ex deputato grillino evocando lo spettro della Troika -. Gentiloni e Dombrovskis possono scrivere tutte le lettere che vogliono ma le loro interpretazioni sono di natura politica, non giuridica, per cui è lecito ritenere – dato che i trattati sono ancora in piedi e nessun hooligan del Meccanismo di stabilità si sogna mai di citarli o di pretenderne la modifica – il Mes è uno strumento estremamente rischioso ancor di più se paragonato ai normali mezzi di finanziamento che uno Stato può mettere in campo”.
“Se oggi il Mes è qualcos’altro che si cambino i trattati”
Il Fondo Ue, chiarisce Di Battista – di fatto posizionandosi in linea con quello che il Primato Nazionale scrive da mesi -, “è stato pensato soprattutto per i Paesi alla canna del gas. Causa pandemia si è trasformato in altro? Benissimo, che si cambino i trattati allora“, fa presente. Anche perché l’Italia non rientra tra quei Paesi Ue che hanno difficoltà a finanziarsi. E non a caso, infatti, finora il Mes l’ha richiesto soltanto Cipro.
Adolfo Spezzaferro