Roma, 20 giu – Altro che velo integrale, il marito picchiava la moglie perchĂ© lei rifiutava di vestire all’occidentale. Un caso quasi paradossale di matrimonio violento in salsa islamica, raccontato dal quotidiano Il Messaggero. Un uomo, originario del Bangladesh e residente a Torpignattara, per due anni ha picchiato sua moglie, anche lei musulmana, perchĂ© lei continuava a vestire con gli abiti tipici della sua terra.
Niente tacchi a spillo e minigonne, come avrebbe voluto il marito, ma velo e mortificazione. Di qui le botte e le minacce. In particolare l’uomo non sopportava che la moglie indossasse il sari, l’abito tradizionale del Bangladesh. Preferiva che lei si mettesse i jeans attillati. La prima volta l’ha picchiata nel 2014 e da allora non ha più smesso. L’episodio più grave due anni fa, quando la donna è finita in ospedale con una prognosi di 7 giorni. Se non erano botte, erano torture psicologiche.
“Se parli ti ammazzo”, le ripeteva il marito. E lei, zitta, subiva. Solo quando la situazione si è fatta davvero grave e lui ha cercato di ucciderla davvero, schiacciandole sul viso un cuscino e passandole un coltello alla gola, la donna ha deciso di procedere con la denuncia. Era il 26 giugno dell’anno scorso. Parte il processo e a carico del 36enne Rabiul Islam Mamum, le accuse sono pesantissime: maltrattamenti in famiglia, stalking e lesioni personali. Il pm Filomena Angiumi chiede venga condannato a tre anni, i giudici gli danno due anni e sette mesi. Ma non finisce qui, perché la procura ha ricevuto atti in cui compaiono altri segni di violenza subiti dalla moglie nel tempo.