Roma, 21 apr – In un’intervista a Repubblica, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha detto la sua sul 25 aprile e la pacificazione nazionale, mettendo in discussione secondo cui la nostra Carta costituzionale sarebbe fondata sull’antifascismo.
La verità di La Russa sul 25 aprile
“Nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo”, questo il succo del discorso per La Russa. Un dato di fatto evidente, soprattutto se pensiamo che nel testo costituzionale il termine antifascismo non ricorre mai. Il presidente del Senato dà una sua personale spiegazione per questa assenza: “Io credo semplicemente che ciò accadde sotto la spinta dei partiti moderati che non volevano fare questo regalo al Pci e all’Urss”. Qui, però, commette un parziale errore forse per eccesso di anticomunismo. Infatti, se andiamo a guardare i dibattimenti dell’Assemblea costituente scopriamo che fu nientemeno che il segretario del Pci Palmiro Togliatti a cercare di limitare e di circoscrivere la XII disposizione transitoria – quella sul “disciolto partito fascista”, per intenderci – conscio del fatto che una definizione troppo ampia di fascismo si sarebbe potuta ritorcere contro altre forze politiche e perfino contro gli stessi comunisti, potendo essere utilizzata arbitrariamente e legittimare in questo modo censure e divieti. Sia detto per inciso, la XII disposizione transitoria è l’unico appiglio a un preteso antifascismo costituzionale, ma è appunto relegata a quella parte di Costituzione che doveva regolare il passaggio dal vecchio regime al nuovo e aveva perciò un valore relativo.
“Farò una cosa che metterà d’accordo tutti”
La Russa si mostra comunque conciliante con il 25 aprile e afferma: “Condivido appieno i valori della Resistenza, vista come superamento di una dittatura”. Per poi ributtare la palla in mezzo al campo accusando la sinistra della natura divisiva che la data ha acquisito nel tempo: “Il problema è che di quei valori si sono appropriati il Pci e poi la sinistra. Questo è un fatto storico. E a questo mi sono sempre opposto”. Tornando anche alle polemiche riguardanti Via Rasella e le Fosse Ardeatine: “Il fatto che io abbia sposato la svolta di Fiuggi parla di me. Che devo fare? Poi Fini è andato oltre, ma io credo comunque che quando ha definito il fascismo male assoluto parlasse delle leggi razziali”. Tuttavia La Russa ha la lucidità di vedere che qui ci si muove su di un piano inclinato e che in fondo la sinistra sia sempre pronta a delegittimare la controparte: “Qualsiasi cosa si dica o si faccia viene strumentalizzata. E finiamo costretti sempre a inseguire la polemica. Allora rinuncio pure a fare commenti, come è accaduto in Israele. Faccio un esempio: se togliamo la fiamma dal simbolo di FdI, ci rinfacceranno il riferimento alla Nazione e poi ne troveranno altre. È una gara a cui non sento di partecipare”. Un ragionamento che però non mette in pratica quando deve parlare del caso Lollobrigida: “Ma pensa davvero che Lollobrigida sia un suprematista bianco? Lui stesso ha detto che non sapeva quello che diceva, o meglio non conosceva la teoria complottista di Kalergi”. Il presidente del Senato conclude tornando sul tema del 25 aprile e promettendo di andare oltre gli schemi: “Farò una cosa che metterà d’accordo tutti”.
Michele Iozzino
4 comments
Demo-cristo.
Festa divisiva dove il fenomeno a.f. copia l’originale con la perenne speranza di avere anche loro il personale ventennio con il risultato di una disgrazia peggiore…. xxv/4…?… anche no grazie.
Lollobrigida non sapeva quello che diceva. La Russa, neo antifascista, aveva bevuto qualche bicchierino in più. Ma ci si può fidare di gente così?
Che giramenti di frittata!