Roma, 6 ott – Lo spread torna a minacciare, il governo italiano ad ossequiare. Le agenzie di rating, insieme ad altri strumenti di potere finanziario, tengono come sempre in pugno il nostro Paese, costretto ad eseguire gli ordini e a dimostrarsi “affidabile” come un negoziante che deve pagare il pizzo alla cosca locale. Dall’esecutivo giungono “rassicurazioni” ai mercati, che si traducono nelle questioni drammatiche a noi ben note, quando si parla di tutto ciò che influenza la nostra vita: investimenti, tasse, servizi sociali mancanti.
Lo spread torna all’attacco, Giorgetti prova la riverenza
Come riporta l’Ansa, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti manda messaggi di distensione alla agenzie di rating. Le prossime settimane le stesse si esprimeranno sulla “affidabilità” dell’Italia, come pagatore anzitutto. I mercati però sono in fibrillazione e traboccano di tensioni. Lo spread, la minaccia numero uno in grado di mettere in ginocchio i Paesi, tocca infatti i 200 punti. Il ministro nella mattinata di ieri aveva avuto una serie di incontri con le stesse agenzie “per dimostrare la credibilità e solidità del Paese”.
Come un negoziante con uno strozzino
Non c’è molta differenza. L’Italia è esattamente alla stregua di un negoziante, che vende i suoi prodotti dopo averli comprati al mercato all’ingrosso, ma che in più deve garantirsi “la protezione” dello strozzino di turno. Per farlo, ha bisogno di mostrargli quella “affidabilità” che Giorgetti promette ai famigerati “mercati” e alle agenzie. Affidabilità incentrata sulla Nadef, ovviamente sulla legge di bilancio, ma anche sui provvedimenti precedenti, come la stretta sul Superbonus: troppi soldi immessi per aiutare gli investimenti, e per i signorotti di cui sopra “non s’ha da fare”. Ma il governo promette l’impegno necessario per controllare i conti pubblici, ovvero per continuare a tirare la cinghia. Per ripagare quel debito che non si ripaga mai.
Alberto Celletti