Roma , 12 ott – In principio ci fu il Governo Berlusconi che cancellò il Fondo nazionale per la non autosufficienza dei disabili gravi e gravissimi.
Poi venne il Governo Monti, al quale nel 2010 venne richiesto di attivare un fondo di 100 milioni per i malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), obiettivo ottenuto solo dopo azione diretta degli stessi malati e dei loro familiari riuniti in associazioni come il Comitato 16 Novembre, con due presidi di fronte al Ministero dell’Economia e Finanze (ai tempi retto da Monti stesso) e un incontro col sottosegretario del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali.
Nel giugno 2012 la protesta raggiunge il culmine con il presidio dei disabili sempre davanti al Ministero dell’Economia e Finanze, ove alcuni di loro arrivano all’interruzione dell’alimentazione (con il rischio concreto per i governanti di avere dei morti sulla coscienza nel nome del “non decidere”), per richiedere il ripristino del fondo della non autosufficienza (600 milioni) e incanalare con un decreto dettagliato almeno 500 milioni per le patologie gravemente invalidanti, con contributo rapportato al bisogno assistenziale. Ma c’è di più, durante quel presidio venne proposto qualcosa di innovativo e di potenzialmente economico per le finanze statali.
Un progetto semplice chiamato “Restare a casa”: anziché spendere 18 miliardi per le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) ove la maggior parte dei malati di SLA e altre patologie gravi vive, il progetto “prevede la destinazione di 4,5 miliardi di euro per un massiccio ritorno in famiglia di malati e anziani che lo desiderano” – spiega Salvatore Usala, malato di SLA e tra i portavoce del Comitato 16 Novembre – “ Il 50% della cifra andrebbe alle famiglie che riprendano in carico il paziente. Si risparmierebbero in questo modo 2,25 miliardi di euro da destinare al mancato aumento 2013 dell’iva per 2,1 miliardi di euro. Rimangono 2,4 miliardi di euro che arriverebbero a 3,2 miliardi con pensioni, indennità di accompagnamento e mancate rette dovute che il paziente s’impegna a destinare ai Piani assistenziali individualizzati per il 50%”.
Un progetto che permetterebbe quindi quasi 14 miliardi di euro di risparmio annuale, e avrebbe potuto scongiurare l’aumento dell’IVA al 22%. Puntualmente, dopo le aperture del Governo Monti prima e del Governo Letta dopo, arriva la stroncatura del Ministero che definisce il progetto, per bocca del sottosegretario Fadda, “fantascienza”.
Il prossimo 22 ottobre i malati di SLA insieme al Comitato 16 Novembre saranno nuovamente di fronte al MEF, per chiedere ai dicasteri della Salute, dell’Economia e del Lavoro (nelle persone dei ministri Lorenzin, Saccomanni e Giovannini) attuazione del progetto e ripristinare ciò che è stato tolto.
Sperando che in nome dell’Europa e dei parametri di rigore non si debbano piangere delle vite perdute.
Gaetano Saraniti